Il calcio è ormai uno sport che ogni anno che passa si ringiovanisce. Ogni anno vengono battuti record di precocità e sempre più teenager vengono sbattuti in prima pagina per le loro qualità ancora prima che arrivi il loro esordio in prima squadra. Per questo motivo ho deciso di escludere nella mia lista dei migliori 20 giovani under 20 del pianeta nomi ormai noti come Youri Tielemans, Martin Odegaard e Gianluigi Donnarumma. Per lo stesso motivo citato sopra, fare una classifica dei migliori Under 20 potrebbe apparire antiquato, proprio perché ormai i ragazzi vengono buttati nella mischia a età sempre minori. Ma analizziamo chi sono questi ragazzi.
20-Liam Jordan (30/7/98)
Per un giovane calciatore, perdere il padre proprio in un momento chiave dello sviluppo, quello dell'entrata tra i teenager, può portare ad un blocco totale della crescita calcistica e ad un abbandono dello sport. Oppure può diventare lo stimolo decisivo per sfondare, la leva che scoperchia il vaso della determinazione e ti fa decidere che tu diventerai un fenomeno perché devi diventarlo, per onorare la memoria del tuo genitore.
Liam Jordan è un giovanissimo ragazzo sudafricano, cresciuto in Nuova Zelanda, dove il padre, calciatore anche lui, era andato a insegnare calcio, dopo il ritiro da professionista. E lo stesso Liam era diventato allievo di quel genitore che lo aveva sempre spinto verso il mondo della palla rotonda, in un paese dove la forma ovale attira tutti i ragazzini.
Dopo la morte del padre, per colpa di un cancro, Liam ha optato per il ritorno nella madrepatria, per giocare nelle fila del modesto Bidvest Wits, che lo piazza nelle giovanili.
A vederlo giocare da trequartista nei campionati minori sudafricani, dentro a campetti di periferia senza mezza tribuna intorno, sembra di vedere Cristiano Ronaldo in mezzo ai bambini. E non ho detto un nome a caso, perché fisicamente Jordan è uguale al portoghese. Stessa faccia, stesso fisico muscoloso, stessa abbronzatura da-tre-mesi-al-mare, stessi movimenti. Ma non lanciamoci in paragoni esagerati, anche perché sono due ruoli diversi. Liam è un trequartista che preferisce sempre il passaggio alla conclusione. Il ragazzo effettua un cambio di gioco con la stessa tranquillità con cui fa zapping sul divano di casa, è la cosa più normale che possa fare. Le sue due nazionali se lo stanno contendendo con grande forza, anche perché un talento del genere , anche se non al massimo del suo potenziale, può fare la differenza per due movimenti lontani dalla leadership del calcio mondiale.
20-Liam Jordan (30/7/98)
Per un giovane calciatore, perdere il padre proprio in un momento chiave dello sviluppo, quello dell'entrata tra i teenager, può portare ad un blocco totale della crescita calcistica e ad un abbandono dello sport. Oppure può diventare lo stimolo decisivo per sfondare, la leva che scoperchia il vaso della determinazione e ti fa decidere che tu diventerai un fenomeno perché devi diventarlo, per onorare la memoria del tuo genitore.
Liam Jordan è un giovanissimo ragazzo sudafricano, cresciuto in Nuova Zelanda, dove il padre, calciatore anche lui, era andato a insegnare calcio, dopo il ritiro da professionista. E lo stesso Liam era diventato allievo di quel genitore che lo aveva sempre spinto verso il mondo della palla rotonda, in un paese dove la forma ovale attira tutti i ragazzini.
Dopo la morte del padre, per colpa di un cancro, Liam ha optato per il ritorno nella madrepatria, per giocare nelle fila del modesto Bidvest Wits, che lo piazza nelle giovanili.
A vederlo giocare da trequartista nei campionati minori sudafricani, dentro a campetti di periferia senza mezza tribuna intorno, sembra di vedere Cristiano Ronaldo in mezzo ai bambini. E non ho detto un nome a caso, perché fisicamente Jordan è uguale al portoghese. Stessa faccia, stesso fisico muscoloso, stessa abbronzatura da-tre-mesi-al-mare, stessi movimenti. Ma non lanciamoci in paragoni esagerati, anche perché sono due ruoli diversi. Liam è un trequartista che preferisce sempre il passaggio alla conclusione. Il ragazzo effettua un cambio di gioco con la stessa tranquillità con cui fa zapping sul divano di casa, è la cosa più normale che possa fare. Le sue due nazionali se lo stanno contendendo con grande forza, anche perché un talento del genere , anche se non al massimo del suo potenziale, può fare la differenza per due movimenti lontani dalla leadership del calcio mondiale.
Solo a me la somiglianza tra lui e CR7 sembra spaventosa?
19-Jesus Vallejo (5/1/97)
Può sembrare un paragone azzardato, ma questo ragazzo mi ricorda molto da vicino Carles Puyol, la leggenda spagnola, baluardo difensivo della nazionale spagnola più vincente di ogni tempo.
Peccato che Jesus Vallejo da Zaragoza abbia firmato per il Real Madrid, e che alla fine di questa stagione in prestito nel suo club del cuore, tornerà alla casa blanca dove proverà a ritagliarsi un posto da titolare nella difesa madrilena, casomai sperando di comporre, con Carvajal, Varane e Danilo, la difesa merengue del futuro.
Non ha il senso dell'anticipo di Cannavaro, ma ha una velocità formidabile che gli permette di recuperare sempre l'avversario. Questa è la sua capacità migliore, il recupero, e quindi anche la sua grandissima capacità di tackle, che gli permettono di salvare la situazione anche in casi apparentemente disperati. Ha una sicurezza ammirabile e questo lo ha reso già indispensabile per il Real Zaragoza, che gioca in Liga Adelante.
Se Cesare Lombroso avesse visto Vallejo, lo avrebbe utilizzato per dimostrare i suoi studi sulla criminalità, perché ha una faccia rabbiosa che incute timore anche solo a vederla, che ben si sposacon il comportamento sul campo da gioco del nostro Jesus, deciso, ma alla fin fine corretto (ancora nessuna espulsione, nonostante cinque cartellini gialli). Anche in questo possiamo dire che si nota la somiglianza con Puyol, che sotto quella montagna di riccioli, aveva quella sua faccia corrucciata e incazzosa.
Può sembrare un paragone azzardato, ma questo ragazzo mi ricorda molto da vicino Carles Puyol, la leggenda spagnola, baluardo difensivo della nazionale spagnola più vincente di ogni tempo.
Peccato che Jesus Vallejo da Zaragoza abbia firmato per il Real Madrid, e che alla fine di questa stagione in prestito nel suo club del cuore, tornerà alla casa blanca dove proverà a ritagliarsi un posto da titolare nella difesa madrilena, casomai sperando di comporre, con Carvajal, Varane e Danilo, la difesa merengue del futuro.
Non ha il senso dell'anticipo di Cannavaro, ma ha una velocità formidabile che gli permette di recuperare sempre l'avversario. Questa è la sua capacità migliore, il recupero, e quindi anche la sua grandissima capacità di tackle, che gli permettono di salvare la situazione anche in casi apparentemente disperati. Ha una sicurezza ammirabile e questo lo ha reso già indispensabile per il Real Zaragoza, che gioca in Liga Adelante.
Se Cesare Lombroso avesse visto Vallejo, lo avrebbe utilizzato per dimostrare i suoi studi sulla criminalità, perché ha una faccia rabbiosa che incute timore anche solo a vederla, che ben si sposacon il comportamento sul campo da gioco del nostro Jesus, deciso, ma alla fin fine corretto (ancora nessuna espulsione, nonostante cinque cartellini gialli). Anche in questo possiamo dire che si nota la somiglianza con Puyol, che sotto quella montagna di riccioli, aveva quella sua faccia corrucciata e incazzosa.
18-Nahuel Leiva (22/10/96)
Ragazzo Rosarino, trapiantato fin da piccolo in Spagna per giocare nelle giovanili di un club della Liga, sul metro e settanta di altezza, con un dribbling supersonico e un piede che da del tu al pallone.
So cosa state pensando: "Che cosa ci fa Lionel Messi in una classifica dei migliori giovani under 20?" Ma state tranquilli che la Pulce non c'entra, perché il ragazzo di cui parlerò si chiama Nahuel Leiva, il suo piede è destro, gioca nel Villareal e ha optato per la nazionale spagnola, con cui sta giocando nelle giovanili. Gioca ala sinistra, e quindi è il tipico esterno a piede invertito à-la-Robben che ama rientrare al centro per sganciare il tiro col suo piede preferito. Nahuel però si differenzia dall'olandese per la varietà dei suoi movimenti , anche se l'allergia al passaggio ai compagni è identica. Nahuel taglia in mezzo senza palla, si scambia di fascia coi compagni, dribbla verso il centro oppure tenta il cross con il piede opposto, che comunque non è affatto da buttare, anzi.
Il tranquillo ambiente delle trentamila anime di Vila-Real è un posto perfetto per la sua crescita, così come lo è la Liga, un campionato in cui gli allenatori mettono al primo posto la tecnica individuale dei giocatori, e molto spesso non guardano minimamente la carta d'identità, se ci sono le qualità.
Dire che è il nuovo Messi è estremamente affrettato, e probabilmente nei prossimi anni molti talenti andranno nel dimenticatoio con questa etichetta pesante sulle spalle, così come è stato per l'infinito numero di nuovi Maradona spuntati per tutta l'Argentina negli anni 90. Le qualità di Nahuel non sono indifferenti, e se non diventerà il nuovo Messi.. beh, Aimar e Saviola non sono diventati i nuovi Maradona, ma hanno comunque vissuto due grandissima carriere, quindi, ci sono buone speranze per questo piccolo spagno-argentino.
17-Assane Diousse (20/9/97)
La Serie A è sicuramente il campionato più complesso e organizzato dal punto di vista tattico, e in molte squadre sono presenti allenatori dalle grandi capacità. Tra questi allenatori quello che ha sorpreso di più è sicuramente Marco Giampaolo ad Empoli, che dopo anni nel dimenticatoio, è stato ripescato dalla società toscana tra i dubbi di tutti gli appassionati (soprattutto quelli del sottoscritto) e è riuscito nella straordinaria impresa di correggere e migliorare tutti i piccoli difetti tattici dell'avventura di Sarri. Nessuna squadra è più organizzata dell'Empoli nel nostro campionato, e il centrocampo dei toscani riesce a funzionare chiunque entri. Questo anche perché tutti i centrocampisti empolesi hanno enorme talento. Paredes, ex enganche all'argentina trasformato regista, Zielinski, sublime palleggiatore, Buchel, Croce, e anche Assane Dioussé.
Assane è un centrocampista perfetto come regista, ma possiede anche una resistenza e una velocità non indifferenti, questo lo pone come un perfetto mediano tra le linee di difesa e centrocampo, ma fatica a trovare spazio, vista anche la quantità di talento in squadra e la ricollocazione di Paredes, che come detto si è rivelato essere il giocatore perfetto come regista di una squadra del genere, perché è capace di giocare ad uno o due tocchi verticalizzando in avanti, velocizzando molto il gioco.
Questa capacità sicuramente manca a Dioussé, ma la personalità mostrata fin dalla prima partita gli ha permesso di realizzare grandi prestazioni, anche contro il Milan alla seconda giornata.
Io vi consiglio di fissarvi bene nella mente i nomi dei centrocampisti dell'Empoli, perchè è molto probabile che tra cinque anni li ritroveremo in altre squadre e con altri obiettivi. Vedremo come svilupperanno il loro talento.
16-Vanja Milinkovic-Savic
In qualunque paese del mondo, un ragazzo che a 18 anni è alto 2,02 metri viene naturalmente visto su un campo di basket a prendere rimbalzi su rimbalzi. A maggior ragione in un paese come la Serbia in cui la pallacanestro è uno degli sport nazionali.
Eppure Vanja Milinkovic-Savic, sicuramente ispirato dal fratello Sergej, centrocampista della Lazio di due anni più grande ma anche di 20 centimetri più basso, ha optato per il calcio. Ma la natura ha comunque fatto il suo corso, infatti il giovane serbo è stato piazzato in porta e questa scelta ne ha favorito la carriera calcistica. Infatti il ragazzo è uno dei portieri più promettenti al mondo, e lui, cresciuto nel vivaio del Vojvodina, è stato preso dal Manchester United, che per farlo cresceree non farlo marcire in panchina dietro a De Gea lo ha riprestato al club di provenienza con cui gioca titolare fisso.
Non è un portiere moderno, in quanto non è dotato di una grande tecnica, ma ha capacità in porta fuori dal comune e questo ne può favorire enormemente la carriera futura.
Non si sa chi tra i due sia più coatto..
15-Kaan Kairinen (22/12/98)
Il giovane più talentuoso prodotto dal vivaio dell'Inter è approdato in prova alla Juventus, e potrebbe presto abbandonare il neroazzurro per vestirsi di bianconero.
No, cari tifosi milanesi, non preoccupatevi, non sto parlando dell'Inter italiana. Perché anche in Finlandia esiste l'Inter, nella città di Turku, e anche nel paese scandinavo la squadra indossi i colori neroazzurri. E proprio l'Inter Turku ha lanciato in prima squadra in questa stagione un giovanissimo regista di centrocampo che subito si è preso le chiavi del reparto. Kaan Kairinen è ormai per tutti, nel suo paese, Uuden Pirlo, che nell'ostica lingua finlandese vuol dire molto semplicemente "Il nuovo Pirlo". Effettivamente Kaan rappresenta a pieno il ruolo del regista, ha tutte le capacità che servono per svolgerlo al meglio, partendo da un primo controllo della palla da insegnare nelle scuole calcio fino ad una lettura delle fasi del gioco che farebbero invidia alla maggior parte dei centrocampisti della nostra serie A. Gli articoli del Guardian e del sito della UEFA lo dicono chiaro e tondo: Kaan Kairinen è il più grande talento del calcio inglese, forse ancor più del leggendario Jari Litmanen o del roccioso Sami Hyypia.
Il suo allenatore, l'olandese trapiantato in Finlandia Job Dragtsma, dopo il suo esordio contro l'FF Jaro, aveva detto che il ragazzo era già pronto per prendersi la responsabilità di un posto da titolare in uno dei più importanti club del pur modesto campionato finnico. Effettivamente il giovane ha poi giocato altre 23 partite con il club neroazzurro e ha dimostrato tutte le sue capacità di passaggio e la sua visione di gioco.
La Juventus lo ha testato, vediamo se sceglierà di portarlo a Torino, ma anche se Kaan dovesse tornare in Finlandia, ci sono molte possibilità che sentiremo ancora molto parlare di lui, e chissà, lo vedremo calcare i campi della Serie A.
14-Dayot Upamecano (27/10/98)
La Francia ha dominato l'ultimo campionato europeo Under 17, subendo il primo gol solamente alle semifinali, e a guidare quella difesa imperforabile c'era Dayot Upamecano. Anzi, Dayotchanculle Upamecano, questo il suo nome completo, originario della Guinea-Bissau. Subito dopo si sono scatenate le voci di mercato sul roccioso difensore con la faccia da bambino. Oggi il PSG, domani lo United, subito dopo il Monaco, solitamente abile nel trattare i giovani francesi, ma alla fine a sorpresa il Red Bull Salzburg ha strappato al Valenciennes, la sua squadra, un assegno di 2,2 Milioni di Euro. Centotrentasettemila cinquecento euro per ogni anno di vita del ragazzo. Una cifra altissima, e il ragazzo accetta il triennale con gli austriaci.
Scolpito nel granito, Dayot ricorda molto da vicino il napoletano Koulibaly, essendo fisicamente dirompente, anche se meno basso rispetto al franco-senegalese. Alla stessa maniera Dayot è abbastanza impreparato tatticamente, e in questo la scelta del Salisburgo, e successivamente della sua squadra satellite, il Liefering, non sembra essere una grande scelta. Può anche impostare, anche se non è quella la sua capacità principale, ma il piede è comunque ben educato.
La Bundesliga austriaca è un campionato adatto per far crescere i giovani talenti e sicuramente da qui Dayot saprà spiccare il volo verso i migliori campionati, ma sono convinto che avrà ancora da migliorare al passaggio verso uno dei top 5. Comunque potrebbe essere uno dei pilastri delle fenomenali giovani generazioni francesi.
13-Filippo Romagna (26/5/97)
Dopo qualche anno in cui l'Italia sembrava avere grossa difficoltà nella produzione di talenti in difesa, che da sempre è stata la forza delle nostre nazionali.
Beh, questa tendenza sembra finalmente essere cambiata. Abbiamo già citato i due portierini friulani, e tutti conoscono ormai Gigi Donnarumma. A tre possibili portieri fenomenali dobbiamo aggiungere tre difensori dal potenziale altissimo. Rugani, reduce da una stagione da record ad Empoli, che ora cerca spazio nella Juve; Romagnoli, Mr 25 Milioni, che non difende come Nesta e non ha il tocco di Zidane (d'altronde quella frase non l'ha mai detta), ma ha talento da vendere. Ma soprattutto, a mio parere, Filippo Romagna, capitano della primavera della Juventus. Nativo di Fano, inizia a giocare a calcio a Rimini (e dove poteva giocare sennò Romagna?); Milan e Juventus si interessano a lui, ma il giovane Filippo recapita un secco no ad entrambe le squadre. Il Milan si defila ma la Juve ha capito di avere davanti un fenomeno, e lo porta a Torino. Qui Filippo, un difensore di gran fisico ed estremamente rapido, scala le gerarchie e le categorie e ottiene in questa stagione la fascia da capitano. Dalla prossima stagione però, se vuole farsi un nome nel calcio, deve lasciare in prestito la squadra torinese per giocare. Ma chissà che Allegri non lo noti prima.
12-Rolando Mandragora (29/6/97)
Ognuno di noi ha una propria idea su quale sia il significato del termine predestinato. Il dizionario riporta questo: "predestinato [pre-de-sti-nà-to] agg., s. agg. Destinato a qlco.: essere p. alla gloria". Secondo questa definizione un anno fa si sarebbe potuto prevedere che Rolando Mandragora sarebbe stato destinato alla Juventus. Nato a Napoli nel 1997, ma cresciuto nell'academy della prima squadra d'Italia, quel Genoa che il 29 ottobre del 2014 lo schiera in campo nella partita casalinga contro i tricampioni consecutivi, ancora imbattuti. Il giovane Rolando realizza una prestazione splendida e mette al meglio la museruola ad un altro fenomenale giovane conteso da tutte le squadre d'Europa, solo un po' più conosciuto. Paul Pogba. Ovviamente non potevano mancare le centinaia di titoloni dedicati al nuovo fenomeno del calcio italiano, ma Gasperini, che sa come gestire i giovani, decide di tenerlo in panchina, e per farlo crescere lo presta al Pescara in questa stagione.
Dopo le grandi prestazioni con il club abruzzese, agli ordini di uno dei più interessanti allenatori del nostro panorama, l'ex campione del mondo Massimo Oddo, Mandragora sembra ormai certo che a giugno troverà un posto nel centrocampo juventino, e la trattativa è ormai in direttura d'arrivo. Calcisticamente parlando il giovane napoletano sembra perfetto per diventare l'erede di Marchisio, con l'unica differenza che Rolando è fisicamente più potente, ma meno rapido del fortissimo torinese. Le stimmate del predestinato ci sono tutte, ora sta a lui dimostrare che quei titoli non saranno carta straccia. L'importante è lasciarlo crescere in pace, perché il talento è evidente, e anche la prova del campo sembra dargli al momento ragione.
The guy got skills
11-Alex Meret (23/3/97)
Primo Febbraio 2014. A causa dell'infortunio di Zeljko Brkic, all'epoca portiere titolare dei friulani, Francesco Guidolin decise di buttare nella mischia il diciassettenne portiere friulano Simone Scuffet, che mostra subito un grande talento, e raccoglie il posto da titolare per il resto per la stagione.
Per quanto sia anche lui estremamente talentuoso e anche lui rientri nella fascia d'età per questa classifica, non l'ho inserito, nonostante sia convinto che molto presto arriverà il momento dell'esplosione. Ho preferito inserire il nuovo Scuffet. Anche lui friulano, anche lui terminante in T, anche lui estremamente talentuoso.
Il suo nome è Alex Meret, portiere di 1,88 metri che ha già esordito in Coppa Italia, rendendosi già protagonista di alcune grandi parate. Ho avuto proprio in queste due partite l'occasione di ammirarlo, e per questo lo ho voluto inserire nonostante su youtube si trovino ben pochi video con le prodezze del giovane udinese. L'unico video è casualmente una sfida contro il collega Scuffet a chi para più tiri della macchina sparapalloni. Alla fine ne esce vincitore Alex Meret, chissà che non sia un presagio di chi nel futuro diventerà il grande portiere della nostra nazionale (a meno che non finiscano entrambi dietro Donnarumma)
10-Bradford Jamieson IV (18/10/96)
Primo avvertimento se cercate di vedere le sue partite ai Galaxy. Non scambiatelo con Gyasi Zardes. Il taglio di capelli è identico e inizialmente ha fatto confondere anche me, il ruolo è simile, ma le differenze sono enormi. Entrambi sono due punte che hanno la capacità di giocare su entrambe le fascie in un 4-2-3-1, entrambi sono abilissimi nel dribbling e veloci, ma, oltre all'età (Zardes è del 91), differiscono nella capacità tattiche. Jamieson è molto più avanti e per questo sembra avere limiti potenziali molto più alti e con ogni probabilità, se non nel 2018, nel 2022 Bradford guiderà la nazionale americana al mondiale, quando gli Stars&Stripes potrebbero avere obiettivi maggiori rispetto al semplice passaggio del turno.
Bradford Jamieson è il primo della sua famiglia a sfondare nello sport professionistico, il IV è riferito solamente all'omonimia con altri parenti e non a parentele d'arte come Mazzola (II), come veniva definito Sandro Mazzola negli antichi album Panini.
Il suo fisico non è quello dei tipici giocatori americani, quelli grandi e grossi, usciti dal Football (quello con le mani) o dal basket. Infatti qui sta la grande differenza tra lui e la sua copia-carbone Zardes. Fisicamente è molto leggero (76 kili distribuiti su 1,82 metri) e per niente grosso ed esplosivo come il nativo di Hawthorne (1,88 metri per 80 kili di strabordante forza muscolare), ma le giocate già mostrate con la squadra che ha portato il british-style di Becks oltremanica denotano un talento e una maturità non comune per un 19enne
Primo gol da professionista per BJIV, contro i Red Bulls trionfatori in Regular Season. Con un dribbling manda al bar la difesa avversaria e trafigge il Goalkeeper of the Year Luis Robles
9-Reece Oxford (16/12/98)
Il 9 agosto 2015, contro l'Arsenal, l'allenatore del West Ham Slaven Bilic decide di schierare un difensore centrale nel ruolo di mediano davanti alla difesa, con l'obiettivo di bloccare Mesut Ozil, ovvero l'Assistman per eccellenza, l'uomo che rinuncerebbe a cinque gol suoi pur di avere un passaggio per un gol a referto in più. La prestazione finale del mediano? 95% di passaggi riusciti. Una palla persa. Vittoria due a zero degli Hammers. Ozil annientato.
Una grande prestazione, non trovate? Beh, vi do una notizia: l'autore di quella prestazione aveva 16 anni, ed era appena diventato il secondo più giovane esordiente di sempre in tutta la storia della Premier League. Il suo nome è Reece Oxford, fa il difensore centrale, e fino a quattro anni prima, nelle giovanili del Tottenham giocava attaccante, con ottimi risultati.
Ad averlo preso con gli Hammers e ad averlo trasformato difensore è stato Sam Allardyce, vecchio volpone delle panchine inglesi e allenatore del West Ham per quattro anni. A lui si deve la scoperta di uno dei talenti più puri del calcio inglese, un ragazzo dalla personalità di ferro ormai pronto a sfondare.
Questo il suo esordio contro i Gunners. Derby vinto e titoloni per il giovane
8-Federico Bonazzoli (21/5/97)
Molti grandissimi centravanti hanno l'ossessione per il gol. Vivono per segnare e tutti i movimenti che fanno in campo sono funzionali all'obbiettivo di bucare la rete. Questa stagione stiamo assistendo allo Show di Gonzalo Higuain, che in tutti questi anni ha affinato le sue pur eccezionali caratteristiche con l'unico obiettivo di segnare ancora di più, per raggiungere l'apice in questa stagione, in cui sembra (anzi è) impossibile fermarlo.
Per altri attaccanti invece il gol non è un ossessione, ma è una necessità. Hanno bisogno del gol perché è l'unica maniera che hanno per farsi notare su di un campo di calcio, perché Madre Natura li ha dotati di capacità innate per segnare.
Federico Bonazzoli è uno di questi. Ha tutto quello che serve ad una prima punta per sfondare nel 2016. Alto e possente, ma allo stesso tempo leggero e veloce, con una buona tecnica di base, un fiuto per il gol letale ed una coordinazione così precisa che i suoi movimenti (sopratutto quelli più difficili e acrobatici), sembrano una scultura di Canova. Al minuto 2:13 di questo video con le sue giocate con la primavera neroazzurra, potete infatti assistere ad una mostra d'arte neoclassicista.
Il primo controllo di palla è morbido, come il lenzuolo che copre Paolina Borghese, segue un pallonetto perfetto, e conclude una girata potente, elegante e precisa come la posizione del corpo di Psiche.
Alla Sampdoria Federico è bloccato in panchina da una coppia collaudata come quella Muriel-Eder, ma se affronterà questa panchina con la mentalità giusta, Bonazzoli riuscirà a trovare spazio anche nell'affollato attacco blucerchiato. E vista la situazione dell'attacco italiano, è meglio per tutti noi che ciò accada.
7-Vaclav Cerny (17/10/97)
Se si potesse stilare una formazione dei migliori prodotti del vivaio dell'Ajax nel corso degli anni, probabilmente tireremmo fuori una formazione che potrebbe tranquillamente dominare il calcio mondiale. Edwin Van Der Sar, Ronald e Frank De Boer, Danny Blind, Marco Van Basten, Frank Rijkaard, Johan Neeskens, Ruud Krol, Jari Litmanen, e potrei continuare a lungo. Ma anche fermandoci soli agli ultimi 10 anni la lista di talenti è lunga: Jasper Cillesen, Daley Blind (figlio di Danny), Christian Eriksen, Joel Veltman, Ricardo Van Rhijn, Davy Klaassen, Anwar el Ghazi, Viktor Fischer, Riechedly Bazoer (SPOILER:troverete anche lui) e infine, da poco, anche Vaclav Cerny. Vaclav è arrivato ad Amsterdam dal Pribram (modesta squadra della Repubblica Ceca), dove vinceva le partite da solo, essendo un giocatore di un'altra categoria, e subito è stato piazzato nello Jong Ajax.
La seconda squadra dei Lancieri è la miglior cosa che potrete mai vedere in una qualunque serie B europea. Calcio spumeggiante, ma soprattutto una riserva infinita di talenti.
Vaclav Cerny è definibile con una parola: dribblomane. Corre con la palla attaccata al piede, ad una velocità superiore alla media, e dopo un'infinita serie di doppi passi e giocate spettacolari, ha ancora la grande lucidità di mettere in mezzo o di trovare l'angolo giusto per infilare il portiere.
Ormai è entrato fisso in prima squadra, nonostante la spietatissima e giovanissima concorrenza che si trova nell'Ajax, e già si è messo in mostra in Europa League segnando un bellissimo gol contro il Celtic.
Molti grandissimi centravanti hanno l'ossessione per il gol. Vivono per segnare e tutti i movimenti che fanno in campo sono funzionali all'obbiettivo di bucare la rete. Questa stagione stiamo assistendo allo Show di Gonzalo Higuain, che in tutti questi anni ha affinato le sue pur eccezionali caratteristiche con l'unico obiettivo di segnare ancora di più, per raggiungere l'apice in questa stagione, in cui sembra (anzi è) impossibile fermarlo.
Per altri attaccanti invece il gol non è un ossessione, ma è una necessità. Hanno bisogno del gol perché è l'unica maniera che hanno per farsi notare su di un campo di calcio, perché Madre Natura li ha dotati di capacità innate per segnare.
Federico Bonazzoli è uno di questi. Ha tutto quello che serve ad una prima punta per sfondare nel 2016. Alto e possente, ma allo stesso tempo leggero e veloce, con una buona tecnica di base, un fiuto per il gol letale ed una coordinazione così precisa che i suoi movimenti (sopratutto quelli più difficili e acrobatici), sembrano una scultura di Canova. Al minuto 2:13 di questo video con le sue giocate con la primavera neroazzurra, potete infatti assistere ad una mostra d'arte neoclassicista.
Il primo controllo di palla è morbido, come il lenzuolo che copre Paolina Borghese, segue un pallonetto perfetto, e conclude una girata potente, elegante e precisa come la posizione del corpo di Psiche.
Alla Sampdoria Federico è bloccato in panchina da una coppia collaudata come quella Muriel-Eder, ma se affronterà questa panchina con la mentalità giusta, Bonazzoli riuscirà a trovare spazio anche nell'affollato attacco blucerchiato. E vista la situazione dell'attacco italiano, è meglio per tutti noi che ciò accada.
7-Vaclav Cerny (17/10/97)
Se si potesse stilare una formazione dei migliori prodotti del vivaio dell'Ajax nel corso degli anni, probabilmente tireremmo fuori una formazione che potrebbe tranquillamente dominare il calcio mondiale. Edwin Van Der Sar, Ronald e Frank De Boer, Danny Blind, Marco Van Basten, Frank Rijkaard, Johan Neeskens, Ruud Krol, Jari Litmanen, e potrei continuare a lungo. Ma anche fermandoci soli agli ultimi 10 anni la lista di talenti è lunga: Jasper Cillesen, Daley Blind (figlio di Danny), Christian Eriksen, Joel Veltman, Ricardo Van Rhijn, Davy Klaassen, Anwar el Ghazi, Viktor Fischer, Riechedly Bazoer (SPOILER:troverete anche lui) e infine, da poco, anche Vaclav Cerny. Vaclav è arrivato ad Amsterdam dal Pribram (modesta squadra della Repubblica Ceca), dove vinceva le partite da solo, essendo un giocatore di un'altra categoria, e subito è stato piazzato nello Jong Ajax.
La seconda squadra dei Lancieri è la miglior cosa che potrete mai vedere in una qualunque serie B europea. Calcio spumeggiante, ma soprattutto una riserva infinita di talenti.
Vaclav Cerny è definibile con una parola: dribblomane. Corre con la palla attaccata al piede, ad una velocità superiore alla media, e dopo un'infinita serie di doppi passi e giocate spettacolari, ha ancora la grande lucidità di mettere in mezzo o di trovare l'angolo giusto per infilare il portiere.
Ormai è entrato fisso in prima squadra, nonostante la spietatissima e giovanissima concorrenza che si trova nell'Ajax, e già si è messo in mostra in Europa League segnando un bellissimo gol contro il Celtic.
6-Lincoln (7/11/98)
Lomba do Pinheiro è una favelas di Porto Alegre, e lì come in ogni angolo del Brasile, si trovano campetti pieni di sassi appuntiti, dove piccoli prototipi di campioni corrono portando tra le loro gambe magrissime palloni fatti di stracci a piedi scalzi. Su campi del genere si è forgiata la leggenda del calcio brasiliana, perché tutti i più grandi fenomeni verdeoro sono cresciuti lì. L'ultimo erede di questa stirpe con ogni probabilità corrisponde al nome di Lincoln Henrique Oliveira dos Santos, per tutti solamente Lincoln, che si sta conquistando un posto in prima squadra dopo aver distrutto gli avversari nei campionati giovanili.
A farlo esordire con la maglia dei portoalegrini è stato nientemeno che Luiz Felipe Scolari, l'uomo che ha portato il Brasile al trionfo ai mondiali nippocoreani del 2002 ma che è anche stato protagonista del Mineirazo e di tutto ciò che ha comportato quel disastroso mondiale. Appena dopo averlo visto in azione, Felipao, evidentemente colpito dalle qualità del ragazzo, ha domandato quanti anni avesse quel ragazzo che aveva immediatamente denominato "Diamante Nero", come si fa per tutti i colored brasiliani che sembrano dotati di un ottimo talento col pallone, come se si fosse alla ricerca dell'erede del primo Diamante Nero, ovvero Leonidas da Silva, la prima grande stella del calcio mondiale. Il geniale Eduardo Galeano aveva detto che: "I goal di Leônidas erano talmente belli che persino il portiere avversario si rialzava per congratularsi".
La tecnica sopraffina del mancino di questo ragazzo, la maniera con cui scherza gli avversari con pallonetti e dribbling, il capelli rasati, il suo affondare in una maglietta celeste-nera troppo grande per lui, la leggerezza con cui saltella sull'erba (a dir la verità estremamente spelacchiata) dei campi brasiliani riporta alla mente le incredibili gesta di Ronaldinho quando l'ex Pallone d'Oro indossava la stessa maglia del giovane Lincoln.
Lincoln, che gioca preferibilmente come ala sinistra, sembra un portatore sano della magia brasiliana del calcio che sembrava ormai ridotta alle sole giocate di Neymar e Douglas Costa, in mezzo a tanti giocatori di quantità che avevano dimostrato quanto ormai il calcio brasiliano si stesse eccessivamente europeizzando. Speriamo solamente non abbia la stessa reazione di Ronaldinho e di Adriano di fronte ai soldi.
5-Sam Schreck (29/1/99)
Il St.Pauli è noto per molti fattori. Per la cultura che rappresenta, per le iniziative di beneficienza, ma purtroppo non molto per quanto riguarda i risultati sul calcio. Ciò non vuol dire che le giovanili Braunweiss non abbiano prodotto nel corso degli anni dei talenti interessanti. L'ultimo sanktpauliano arrivato al successo è Alexander Meier, trascinatore dell'Eintracht di Francoforte e capocannoniere dell'ultima Bundesliga.
Ma un altro giovane estremamente talentuoso è pronto ad esordire tra i professionisti, e da come lo descrivono gli osservatori delle grandi squadre sembra che si tratti del nuovo fenomeno della nazionale tedesca. Il suo nome è Sam Schreck. Nato come trequartista ma adattabile anche all'ala destra, è un giocatore fisicamente molto integro, alto 1,80 metri, con un peso di 70 kili. Giocatore estremamente associativo quando piazzato a centrocampo, ama giocare tra le linee ed è abile nel servire in profondità i compagni. Nonostante una grande tecnica non è un dribblomane e ha grandi capacità di corsa. Ha bisogno di crescere sotto il punto di vista tattico, perché è comunque estremamente acerbo da questo punto di vista. Molto spesso non riesce a distinguere quando è il caso di abbassare il ritmo o di alzarlo. L'unica cosa certa è che questo ragazzo non darà alcun problema di tipo professionale, il settore giovanile dei Bucanieri da molta importanza a questo aspetto e si occupa molto dell'educazione dei ragazzi, portandoli anche a seguire dei corsi per imparare dei lavori, nel caso non sfondassero nel calcio. Ma non sembrano esserci dubbi sul fatto che Sam Schreck sfonderà, le capacità sono enormi.
4- Kristoffer Ajer (17/5/98)
In questa classifica come detto non è presente Martin Odegaard, perché già celebratissimo (personalmente sono il primo estimatore di questo vero fenomeno), ma nel 1998 in Norvegia non è nato solamente Martin Odegaard. Infatti esattamente sette mesi prima, non a Drammen, ma a Raelingen, era nato Kristoffer Vassbakk Ajer. Ma io ho grossi dubbi sulla sua reale data di nascita. Chiunque provi a vedere una sua partita con lo Start di Kristianstad non può credere che un ragazzo alto 1,97 metri, con indosso al braccio già la fascia da capitano, che striglia i suoi compagni come un calciatore esperto ritornato nella madre patria dopo anni di carriera all'estero, possa essere in realtà un 16enne.
Nelle immagini della partita dello Start contro il Lillestrom del 7 aprile 2015 vediamo un (ancora per pochi giorni) ragazzo di 16 anni che indossa la fascia da capitano per la squadra in trasferta. Eppure la sua personalità strabordante, il suo fisico gigantesco e la faccia incazzosa da guerriero vichingo, lo fanno assomigliare alla leggenda del calcio norvegese Daniel Berg Hestad, a 40 anni marcatore più vecchio dell'Europa League e trascinatore del suo Molde al passaggio del turno in un girone con Ajax e Celtic.
Guardando alle sue capacità calcistiche sorprende come Ajer abbia un senso della posizione incredibile e si trovi sempre al posto giusto nel momento giusto nella fascia centrale di campo. Il suo posto ideale è quello di schermo davanti alla difesa. Lì lui può esprimere al massimo la sua capacità di rubapalloni, ha una decisione nei contrasti che mette semplicemente spavento, sembra un 40enne, mentre invece quello piccolino è lui. Ha anche un discreto piede, nonostante il video stesso mostri una grande quantità di passaggi sbagliati, cosa anche normale se consideriamo il livello tecnico del campionato norvegese, per cui ha una tecnica superiore alla media. Infine, se andate a cercare i suoi gol in queste due stagioni (9, che non sono affatto pochi per uncentrocampista di quell'età) potrete notare anche una certa abilità nell'inserimento e, se in giornata, anche una discreta saracca.
Io ogni volta che lo vedo giocare ho la certezza di trovarmi davanti ad un fenomeno, un mediano incontrista che diventerà l'ago della bilancia fondamentale per le grandi squadre in cui giocherà.
La sua prestazione da capitano contro il Lillestrom. Vero leader, anche se al netto di qualche errore di gioventù
3-Malcom (26/2/97)
Nel 2013 Paul Breitner, leggenda del calcio tedesco, in un intervista televisiva in Brasile (al minuto 37:25), con parole che a prima vista potevano sembrare presuntuose, definisce quello che è la situazione disastrosa del calcio brasiliano. Le sue parole verranno confermate un anno dopo dalla disgrazia nazionale chiamata Mineirazo, proprio con la nazionale tedesca nei panni del carnefice.
Un uomo però è riuscito, anche se in maniera isolata, a dare spunti tattici interessanti al modesto campionato brasiliano. Parliamo di Tite, allenatore di origine italiana, che dopo un anno sabbatico passato a viaggiare e a studiare dai migliori allenatori del mondo, ha portato il Corinthians a dominare il Brasileirao col suo 4-1-4-1 o 4-2-3-1, e questo ha permesso il definitivo salto di qualità ad un talento mondiale come Malcom.
Se non fosse per la crescita tattica avuta sotto il secondo regno di Tite, Malcom (soprannome di Malcom Filipe Silva da Oliveira) sarebbe rimasto il tipico patrimonio del calcio brasiliano, ovvero un giocoliere velocissimo dalla tecnica spaventosa. Non c'è bisogno di farne una descrizione, perché poco più in su in questo articolo troverete quella di Lincoln, che si adatta benissimo anche al talento del Timao. In più però questo anno ha permesso al giovane di imparare importantissimi movimenti difensivi fondamentali nel suo ruolo da esterno sinistro, e la sua facilità di corsa lo rende un vero e proprio stantuffo sulla fascia.
Se oggi stesso Malcom arrivasse in Europa, avrebbe molti meno problemi di adattamento dei suoi connazionali, proprio per una conoscenza tattica molto più avanzata dei suoi giovani connazionali e possiede dei movimenti in campo che gli altri giovani verdeoro non sanno cosa sia. Il futuro è suo, il suo sviluppo è già estremamente avanzato ,nonostante l'età.
2-Riechedly Bazoer (12/10/96)
Torniamo in Olanda. Torniamo ad Amsterdam. Torniamo all'Ajax. Torniamo al suo gioco spettacolare e ai suoi giovani fenomenali, ma cambiamo completamente tipologia di giocatore. Non è un trequartista tutto tecnica e non è un roccioso difensore. Ma è la next big thing del calcio olandese. E non lo dico io, ma il suo allenatore, Frank de Boer (a proposito di talenti dell'Ajax..). Parliamo di Riechedly Bazoer, 1,85 metri di tecnica e corsa al servizio dei lancieri.
Riechedly, nativo di Utrecht, ma originario di Curaçao, Antille Olandesi, è il prototipo perfetto del centrocampista box to box tanto amato oltre manica. La sua tecnica è da manuale del calcio, anche se spesso sfocia in tocchetti leziosi e poco utili, ma parliamo di un uomo fatto e formato nonostante l'età, forgiato dalle tante difficoltà sofferte da piccolo. Tra queste, anche un nipote costretto alla sedia a rotelle da una grave malattia, che lo stesso Riechedly ritiene essere sua fonte primaria d'ispirazione.
In realtà il ragazzo non è definibile come un completo prodotto del vivaio Ajax, perché è cresciuto nei grandi rivali del PSV, ma ha deciso di andarsene perché a suo parere "mancava un progetto chiaro per la sua crescita". I Lancieri lo hanno accolto felicemente e ne hanno fatto un perno della prima squadra, ormai indispensabile nonostante non sia passato neanche un anno dal suo esordio in prima squadra.
Il paragone naturale è quello con Patrick Vieira, e lo stesso Riechedly non si sottrae e ammette le somiglianze tra lui e il fenomenale francese ex Inter e Arsenal. L'unico dubbio che si può avere sulla sua consacrazione è che molto spesso, arrivati in prima squadra, i ragazzi dell'Ajax tendano a fermare la loro crescita e rimanere spesso delle incompiute, a volte superati anche da giovani ancora più talentuosi. Ma nel caso di Bazoer il giovane non deve temere la concorrenza, perchè non esistono in tutte le giovanili del club giocatori con quelle caratteristiche.
Sono più le cose che sa fare che quelle che non sa fare. Fenomeno vero.
1-Ante Coric (14/4/97)
Esiste un'isola felice del calcio, dove i ragazzi crescono imparando la tecnica del calcio nei campi polverosi, e questo porta alla creazione di calciatori dal talento enorme, con qualità tecniche fuori dalla norma. E no, per quanto solitamente sia la definizione che si utilizza per descrivere il Brasile,oggi intendo parlare della Croazia, che poi è definita il Brasile d'Europa.
E se parliamo di calcio croato, tanto vale pronunciare direttamente il nome della Dinamo Zagabria, da dieci anni dominatrice incontrastata del pur modesto campionato nazionale, e produttrice ogni anno che passa di potentissime macchine produci-skills dalla tecnica mostruosa e dal fisico leggero.
Secondo quello che dicono i fratelli Zdravko e Zoran Mamic, padri padroni della Dinamo e del calcio croato, personaggi estremamente ambigui, Ante Coric è il migliore di tutti quelli prodotti in questi anni dai blu.Più forte di Kovacic, più di Modric.
In un calcio moderno in cui siamo sempre più abituati alla vista di giocatori che non sanno neanche stoppare come si deve un pallone, Ante Coric ci rimette in pace come il mondo. Lui non controlla il pallone, lo chiude in un cassetto e butta via la chiave. Se lo si vede giocare si ha la certezza che nessuno dei suoi tocchi sarà sbagliato, e non si staccherà dal suo magico piede destro.
Ante rappresenta il prototipo perfetto del trequartista, quello che dominerà nei prossimi anni, è già un giocatore tatticamente maturo, non vedo cosa lo possa fermare nel suo processo di crescita.