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"Got no reason for coming to me And the rain running down There's no reason." -The Connells, '74/'75 Piangere. Tutti noi piangiamo, tutti noi abbiamo i nostri buoni motivi. C'è chi piange di gioia, o perché ha perso il lavoro. Il pianto è provocato dalle ghiandole lacrimali ed è uno dei processi più complessi che il nostro corpo produca. Molta gente non vuole essere vista quando esprime le sue emozioni più profonde con un pianto. Molti altri se ne fregano e piangono davanti a tutto il mondo, perché alla fin fine, piangere un po' fa bene ed è una cosa bellissima, perché dimostra un emozione, e le emozioni sono quello che ci differenziano veramente da un robot androide, o da un sasso. Parlando in maniera personale io piango molto poco. Il mio corpo reagisce in maniera spesso differente. Se qualcosa mi commuove, i brividi mi pervadono e la mia pelle sembra quella di un pollo dopo un viaggio in rosticceria, e non riesco a smettere di sorridere come un ebete. Se invece sono triste, o vedo qualcosa o sento una notizia che mi sconvolge, semplicemente reagisco tenendo la bocca e gli occhi spalancati, fino a che non riesco a comprendere esattamente cosa è successo. Questa è stata la mia reazione la notte del tredici novembre 2015, e anche quella della mattina del cinque ottobre 2014, quando Jules Bianchi finì sotto una gru nel gran premio del Giappone. Ma neanche io sono un automa, e qualcosa che mi faccia piangere esiste. Non è una scena d'amore di un film, o neanche il video di un tenero cane abbandonato e maltrattato. Ciò che mi fa piangere è il video di una canzone. Nel 1993 il gruppo americano alternative dei The Connells, creato a Raleigh, North Carolina, dai fratelli Mike e David Connell, pubblicano '74 '75, primo singolo dell'album Ring. La canzone, e neanche l'album, riescono a regalare fama al gruppo, che successivamente decide di cambiare completamente stile musicale. Ma improvvisamente, nel 1995, ad insaputa del gruppo, in Europa tutti notano quella sua musica leggera, a metà tra Alice in Wonderland e Sogno di una notte di mezza estate, quella melodia costruita su quelle tre note fatte con la chitarra, che si ripetono in continuazione, e sono la prima cosa che resta impressa della canzone. Il video riporta in pieno quell'atmosfera e si basa su di un'idea semplicissima ma d'effetto. Prendere le foto dell'annuario del 1974 della Needham B. Broughton High School, e far vedere, accanto ad ognuna di esse, come il tempo sia passato sui visi e sui corpi degli ex studenti. Lo studente con tre metri di capelli, che dopo vent'anni non ne ha più. La vittima sacrificale dei bulli che si è accorto di non essere un Lui, ma semplicemente una Lei dentro panni maschili, e ha ritrovato se stessa. E molto altro. Vedere questo video, con le sue riprese che trasudano anni '90 in ogni pixel, fanno da sole uscire le lacrime, perché ti prendono nel profondo, o almeno così hanno fatto con me. Spero vogliate premere il tasto play su questo video. Se alla fine avrete la mia reazione, sarò felice di avervi regalato un'emozione, ma se dal vostro viso non sgorgherà una lacrima, non pensiate di essere degli esseri senz'anima, alla fin fine siamo persone, e ognuno piange per ciò che gli provoca i sentimenti adatti. Vi chiedo solamente una cosa. Non vergognatevi di piangere. Mai. Non vergognatevi mai di mostrarvi al mondo per quello che siete. Grazie per avermi letto. Grazie per aver visto il video. Nel nord della Spagna, nella regione delle Asturie, si affaccia sull'oceano Atlantico una città di quasi trecentomila abitanti, Gijon, che rappresenta alla perfezione lo stereotipo della città spagnola. Soleggiata, con spiagge chilometriche, castelli del '500, pieno di possibili distrazioni che potrebbero colpire i giovani che abitano la cittadina luogo di nascita di Luis Enrique, l'allenatore che ha portato il Barcellona al secondo storico triplete. Proprio dal club azulgrana sono passati, chi prima chi dopo, due giovani calciatori a cui non manca certamente talento. Entrambi questi ragazzi sono stati prestati, in questa stagione (uno dalla Roma e uno dal Barça), allo Sporting de Gijon, la squadra che rappresenta nella massima serie spagnola il Principado de Asturias. Alen Halilovic, trequartista da Dubrovnik (o Ragusa, se preferite la traduzione all'italiana), ennesimo prodotto della Dinamo Zagreb, che il Barcellona si è assicurato dopo aver scoperto il suo soprannome di Nuovo Messi (uno dei tanti eredi della Pulce), e Antonio Sanabria, da San Lorenzo in Paraguay, che i catalani hanno lasciato libero di accasarsi alla Roma, notato dai sapienti occhi di Walter Sabatini. Senza tirarla troppo per le lunghe, loro due sono i motivi per guardarsi ogni weekend le partite di questo piccolo club che può vantare una delle bacheche più polverose e leggere di Spagna. Perché? Molto semplicemente, perché sono una delle coppie d'attacco meglio assortite che esistano in Europa, perché il futuro è loro e perché sono una macchina produttrice di skills a getto continuo, con una tecnica individuale da orgasmo immediato. E poi in due fanno trentotto anni, meno di quanti ne abbia l'ultima grande bandiera del calcio europeo, Francesco Totti. E adesso ecco un po' di puro godimento calcistico. #Nutmeg Alen è un calciatore. Alen quando l'arbitro ti fischia un fallo contro non sta fermo a guardare. Alen si alza il pallone e lo lancia in aria. Alen umilia con un tunnel l'avversario incazzoso che lo voleva riempire di schiaffi a due a due fino a che non diventano dispari. Alen è intelligente. Sii come Alen L'intesa vincente.... Affinché una coppia d'attacco funzioni alla perfezione bisogna che ci sia un'intera perfetta tra i due componenti del reparto offensivo. Uno fa l'assist, l'altro la butta dentro. Sembra semplice ma non lo è. Anche se sul 4-1 per la tua squadra la difesa avversaria è abbastanza distrutta da aprirsi come burro per lasciarti fare il quinto. P.S. Con questo tiro, Sanabria ha realizzato la sua tripletta. Not Bad Tony. ....Anche fuori dal rettangolo Secondo uno studio scientifico della University of Cambridge essere amici fuori dal campo migliora di oltre ottanta punti percentuali l'intesa in campo tra due calciatori. No, scherzo, nessuno in Inghilterra ha (per il momento) fatto uno studio del genere, però se l'amicizia non aumenta così tanto l'intesa, comunque un pochino aiuta a trovarsi meglio dentro al campo. Non si vince di sola tecnica Soprattutto se sei una prima punta e il tuo compito è segnare, è fondamentale sfruttare tutti i crolli della (molto rivedibile in questo caso) difesa avversaria, e se anche la fortuna ti accompagna, ti serve comunque molta freddezza per dribblare il portiere avversario e concludere in rete. Imparare dai migliori Una grande coppia deve imparare da una grande coppia. Alen e Antonio in campo combinano tra loro talmente bene che sono abbastanza sicuro che siano due tifosi Clippers che giocano ad imitare Paul&Griffin. E siccome non trovo i video delle giocate che ho visto fare a questi due ragazzi insieme, godetevi questa schiacciata da Slam Dunk Contest con protagonisti Chris Paul e Blake Griffin che fanno sempre bene. Infine, visto che grazie a questo articolo mi sono innamorato ancora di più del talento di Alen Halilovic, ecco una lista di tre cose che somigliano al suo dribbling: 1- L'agilità felina di Henrik Kristoffersen. Stessa rapidità di gambe, stessa eleganza e stessa leggerezza. E infine anche gli stessi capelli biondi e la faccia da bravo ragazzo. 2-La scena di The Imitation Game in cui Alan Turing (Benedict Cumberbatch) propone a Joan Clarke (Keira Knightley) di sposarlo Una sensazione di gioia che pervade il cuore, un momento di totale pace interiore con il mondo. Comunque vada a finire. 3-Io non ho paura "I mostri non esistono. I fantasmi, i lupi mannari, le streghe sono fesserie inventate per mettere paura ai creduloni come te. Devi paura degli uomini, non dei mostri. "
Nessuna certezza di quello che potrà accadere un secondo dopo, colpi di scena che si susseguono alla velocità della luce. Ma soprattutto, non si riesce a toglierne gli occhi di dosso. Semplicemente spettacolo. |
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Febbraio 2016
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