"Got no reason for coming to me
And the rain running down
There's no reason."
-The Connells, '74/'75
Piangere.
Tutti noi piangiamo, tutti noi abbiamo i nostri buoni motivi. C'è chi piange di gioia, o perché ha perso il lavoro.
Il pianto è provocato dalle ghiandole lacrimali ed è uno dei processi più complessi che il nostro corpo produca.
Molta gente non vuole essere vista quando esprime le sue emozioni più profonde con un pianto. Molti altri se ne fregano e piangono davanti a tutto il mondo, perché alla fin fine, piangere un po' fa bene ed è una cosa bellissima, perché dimostra un emozione, e le emozioni sono quello che ci differenziano veramente da un robot androide, o da un sasso.
Parlando in maniera personale io piango molto poco. Il mio corpo reagisce in maniera spesso differente. Se qualcosa mi commuove, i brividi mi pervadono e la mia pelle sembra quella di un pollo dopo un viaggio in rosticceria, e non riesco a smettere di sorridere come un ebete. Se invece sono triste, o vedo qualcosa o sento una notizia che mi sconvolge, semplicemente reagisco tenendo la bocca e gli occhi spalancati, fino a che non riesco a comprendere esattamente cosa è successo. Questa è stata la mia reazione la notte del tredici novembre 2015, e anche quella della mattina del cinque ottobre 2014, quando Jules Bianchi finì sotto una gru nel gran premio del Giappone.
Ma neanche io sono un automa, e qualcosa che mi faccia piangere esiste. Non è una scena d'amore di un film, o neanche il video di un tenero cane abbandonato e maltrattato.
Ciò che mi fa piangere è il video di una canzone.
Piangere.
Tutti noi piangiamo, tutti noi abbiamo i nostri buoni motivi. C'è chi piange di gioia, o perché ha perso il lavoro.
Il pianto è provocato dalle ghiandole lacrimali ed è uno dei processi più complessi che il nostro corpo produca.
Molta gente non vuole essere vista quando esprime le sue emozioni più profonde con un pianto. Molti altri se ne fregano e piangono davanti a tutto il mondo, perché alla fin fine, piangere un po' fa bene ed è una cosa bellissima, perché dimostra un emozione, e le emozioni sono quello che ci differenziano veramente da un robot androide, o da un sasso.
Parlando in maniera personale io piango molto poco. Il mio corpo reagisce in maniera spesso differente. Se qualcosa mi commuove, i brividi mi pervadono e la mia pelle sembra quella di un pollo dopo un viaggio in rosticceria, e non riesco a smettere di sorridere come un ebete. Se invece sono triste, o vedo qualcosa o sento una notizia che mi sconvolge, semplicemente reagisco tenendo la bocca e gli occhi spalancati, fino a che non riesco a comprendere esattamente cosa è successo. Questa è stata la mia reazione la notte del tredici novembre 2015, e anche quella della mattina del cinque ottobre 2014, quando Jules Bianchi finì sotto una gru nel gran premio del Giappone.
Ma neanche io sono un automa, e qualcosa che mi faccia piangere esiste. Non è una scena d'amore di un film, o neanche il video di un tenero cane abbandonato e maltrattato.
Ciò che mi fa piangere è il video di una canzone.
Nel 1993 il gruppo americano alternative dei The Connells, creato a Raleigh, North Carolina, dai fratelli Mike e David Connell, pubblicano '74 '75, primo singolo dell'album Ring. La canzone, e neanche l'album, riescono a regalare fama al gruppo, che successivamente decide di cambiare completamente stile musicale. Ma improvvisamente, nel 1995, ad insaputa del gruppo, in Europa tutti notano quella sua musica leggera, a metà tra Alice in Wonderland e Sogno di una notte di mezza estate, quella melodia costruita su quelle tre note fatte con la chitarra, che si ripetono in continuazione, e sono la prima cosa che resta impressa della canzone.
Il video riporta in pieno quell'atmosfera e si basa su di un'idea semplicissima ma d'effetto. Prendere le foto dell'annuario del 1974 della Needham B. Broughton High School, e far vedere, accanto ad ognuna di esse, come il tempo sia passato sui visi e sui corpi degli ex studenti. Lo studente con tre metri di capelli, che dopo vent'anni non ne ha più. La vittima sacrificale dei bulli che si è accorto di non essere un Lui, ma semplicemente una Lei dentro panni maschili, e ha ritrovato se stessa. E molto altro. Vedere questo video, con le sue riprese che trasudano anni '90 in ogni pixel, fanno da sole uscire le lacrime, perché ti prendono nel profondo, o almeno così hanno fatto con me.
Spero vogliate premere il tasto play su questo video. Se alla fine avrete la mia reazione, sarò felice di avervi regalato un'emozione, ma se dal vostro viso non sgorgherà una lacrima, non pensiate di essere degli esseri senz'anima, alla fin fine siamo persone, e ognuno piange per ciò che gli provoca i sentimenti adatti.
Vi chiedo solamente una cosa. Non vergognatevi di piangere. Mai. Non vergognatevi mai di mostrarvi al mondo per quello che siete. Grazie per avermi letto. Grazie per aver visto il video.