Ci sono sportivi che quando giungono alla fine della loro carriera possono, con ogni probabilità ricevere l'appellativo di sopravvissuti. La loro carriera li ha portati a superare ampiamente il limite più e più volte, molto più in alto di quanto avrebbero potuto mai immaginare.
Gli sciatori alpini specializzati nelle prove di velocità possono tranquillamente essere considerati dei sopravvissuti, soprattutto se sono riusciti a domare la Streif.
Austria. Tirolo. Kitzbuehel, monte Hahnenkamm. Questa cima alpina di oltre 1700 ospita un centro sciistico di fama mondiale, dominato dalla regina delle piste, la Streif, appunto.
Dal 1931, su questa pista di discesa libera e sullo slalom del Ganslern si disputa una combinata denominata esattamente come il monte che le ospita. Inoltre, dal 1967, con la sola esclusione di due stagioni, la Coppa del Mondo di Sci Alpino maschile porta su queste rampe, capaci di raggiungere anche l'85% (si, non avete letto male, OTTANTACINQUE PERCENTO), i suoi campioni, che sfidano con continuità la forza di gravità e le capacità fisiche di un umano, per ottenere il prestigioso trofeo di Kitz (come è affettuosamente chiamata dagli appassionati la cittadina su cui si affaccia il monte) e per continuare a lottare per la magnifica e meravigliosa Coppa di Cristallo, che decreta con certezza il migliore sciatore al mondo sulla stagione intera.
Cartolina dalla Streif. L'ulimo muro prima dello Zielschuss
Scendere sulla Streif è come sfidare il Barcellona del triplete guardiolano nella finale di Champions giocando dentro ad un Maracanà stracolmo, quando tu sei l'Ancona della stagione 03/04. Spiegata l'importanza di questa gara e la sua difficoltà anche a chi è convinto che la neve sia solo un'invenzione degli Illuminati per convincerci che il freddo è bello, parliamo del Re di Kitz.
Sorprendentemente non è un austriaco, e questo ai nostri cugini d'oltradige dà molto fastidio, perché considerano lo sci alpino alla stregua di una religione, e a loro dà ancora più fastidio che, con sei vittorie, cinque in discesa e una in supergigante, Didier Cuche da Le Paquier, Svizzera, sia il vero dominatore della pista più amata dai discendenti degli Asburgo.
Anche se non ha mai vinto una coppa del Mondo generale (ma ne ha vinte ben sei di specialità, di cui quattro di discesa libera) e neanche un oro olimpico, Didier va effettivamente inserito nella stretta lista delle leggende di questo sport. 67 podi, 27 vittorie, la prima nel 98, proprio sulla Streif, dimostrando già quel legame strettissimo con La pista che lo renderà famoso, l'ultima il 24 febbraio 2012, nella sua Crans-Montana, in gigante, a trentasette anni e sette mesi, il più anziano ad aver sentito il suo inno suonare sul podio del Circo Bianco.
Poche settimane prima, in quella che si sapeva già essere la sua ultima stagione prima di appendere gli sci al proverbiale chiodo, Cuche ha vinto l'ultima volta sulla sua pista, superando così il record di vittorie precedentemente appartenuto a Franz Klammer, ovvero il più forte di ogni tempo in discesa libera.
Il penultimo Cuche a Kitz. Un treno che non sbaglia assolutamente niente.
Tra l'altro, notato Peter Fill all'epoca secondo in graduatoria?
Tra l'altro, notato Peter Fill all'epoca secondo in graduatoria?
E noi italiani? Due uomini negli anni precedenti hanno conquistato la gara più ambita, quella che tutti vorrebbero finire (anche perché non finirla vuol dire quasi sempre che non si è molto interi), sono Kristian Ghedina, il giorno dopo la prima di Didier Cuche, e Dominik Paris, nel 2013.
Nella discesa libera di questa stagione, il vincitore si è dovuto spingere oltre le sue paure e le sue capacità, e può vantarsi non solo per il (primo) trionfo della sua carriera sulla Streif, ma soprattutto perché può definirsi in maniera del tutto ragionevole un sopravvissuto.
Peter Fill, altoatesino di madrelingua tedesca è da oltre dieci anni uno dei più talentuosi prodotti dello sci italiano, sicuramente quello capace di realizzare velocità maggiori sui tratti di scorrimento, caratteristica migliorata molto negli ultimi anni, e molto poco tipica dei suoi atleti connazionali, che sono solitamente dotati di una grande tecnica nei piedi, ma che spesso sono "leggerini" e perdono molto in tratti come la stradona di Kitzbuehel stessa o su piste come Wengen, che fanno dei piani la loro caratteristica principale.
Nella gara a più alto rischio del Circo Bianco, che già aveva visto delle sue vittime, ovvero gli austriaci Striedinger, primo a scendere in pista, caduto sulla linea d'arrivo, e Streitberger, prima vittima della Hausbergkante, ovvero un ripidissimo tratto di pista da percorrere in diagonale, dove addirittura i gatti delle nevi salgono agganciati ad un cavo d'acciaio.
La prova vincente del nostro Peter Fill.
Per questa gara, a causa del meteo, la Streif è stata leggermente accorciata e l'inizio è fin da subito da brividi. Due racchettate e subito ci si ritrova davanti la Mausefalle. La trappola per topi. Un salto nel vuoto, con l'unica differenza che in questo caso non si salta, perché la velocità di arrivo è troppo lenta. Quindi non c'è soluzione che buttarsi su questo muro. Muro nel vero senso della parola.
Parte Peter. Inizia bene e al primo intertempo è davanti. La sua sciata è molto precisa, al netto dei naturali tremolii del gambe su queste pendenze spaventose e soprattutto a queste velocità. Basti pensare che l'azzurro raggiunge la velocità massima di 120km/h. In pratica più veloce di una macchina in autostrada. E pensare che il record di velocità è oltre di 20 km/h superiore.
Quando ho visto Fill scendere sul Hausbergkante ho molto semplicemente trattenuto il respiro. Come si era intravisto dalla caduta di Streitberger si è formato un avvallamento nella zona centrale della pista e bisogna stare molto attenti. Posso respirare, il nostro è riuscito a passare indenne e arriva sulla linea del traguardo con mezzo secondo di vantaggio.
Qui la gara si sconvolge. Il turno al cancelletto di partenza è quello di Hannes Reichelt, vecchia volpe austriaca, da oltre tredici anni in coppa del Mondo. Un talento capace di ottenere il podio alla seconda gara della sua carriera.
Credo che abbia perso il conto di quante volte sia sceso sulla Streif. Tante, molte. Eppure cade. Nello stesso punto dove era caduto il connazionale, Hannes prende quella stessa buchetta ed è sbalzato in aria. Cade di schiena e va a finire ad una velocità assurda sulle reti. Se quella stessa caduta fosse avvenuta in una qualunque delle altre discese di Reichelt a Kitzbuehel, oggi l'austriaco sarebbe morto. Tra la botta alla schiena e la testa sbattuta a terra non ci sarebbero state molte speranze.
Per sua fortuna da questa stagione sono stati introdotti gli airbag, che si gonfiano nel momento in cui si rendono conto della caduta. Uno strumento eccezionale che ha permesso alla testa dell'austriaco di non sbattere e alla schiena di non soffrire eccessivamente la pressione. E poco importa se per Ted Ligety sono pericolosi, questi airbag stanno aiutando molto gli sciatori.
Momenti di terrore assoluto pt.1
Dopo un'altra interruzione si continua, ma la Hausbergkante fa la sua ultimissima vittima. E non una qualunque. Axel Lund Svindal. Probabilmente lo sciatore più completo al mondo, l'unico che potesse contrapporsi nella lotta alla coppa di Cristallo al fenomenale Marcel Hirscher. Il volo del norvegese è se posssibile ancora più spaventoso. Una caduta semplicemente terrificante, con Svindal che vola a 360° e cade di pancia. La cosa incredibile è che lui si rialzi come se niente fosse, e ancora più incredibile è pensare che si sia rotto il legamento crociato e se ne sia andato come se niente fosse. Stagione comunque finita per lui, e l'unico che può fermare ormai Hirscher per la quinta consecutiva (record storico) è il solo Henrik Kristoffersen, vero alieno del pianeta Felinx 4 per distruggere tutte le nostre certezze e per riscrivere i limiti dell'agilità umana, anche lui norvegese come il gigante Svindal.
Momenti di terrore assoluto pt.2
Dopo l'arrivo del trentesimo atleta, la gara viene congelata e confermata. Peter Fill è il terzo italiano a trionfare sulla pista delle piste, la Streif, e ha vinto grazie al suo spirito di sopravvivenza che gli ha permesso di evitare tutti gli ostacoli elle insidie, come un novello Indiana Jones.
Questi atleti ci hanno dimostrato ancora una volta quanto sia duro e pericoloso questo sport, molto spesso troppo poco considerato al di fuori delle zone alpine e della Scandinavia. I pericoli (soprattutto su questa pista mostruosa) si susseguono ad ogni curva, e ci si ritrova al traguardo con le gambe letteralmente sul punto di morte, dopo quasi due minuti di tensione totale.