Nelle sale italiane è arrivato la scorsa settimana il film "Zona D'Ombra" (Concussion è il titolo, molto più adatto, in lingua originale), diretto da Peter Landesman e con Will Smith nel ruolo del dottore nigeriano Bennet Omalu, che scoprì la cosiddetta CTE, l'encefalopatia cronica traumatica, aprendo una faglia gigantesca all'interno della NFL e di tutto il movimento del Football Americano.
Per valutare questo film è necessario scomporlo in due parti: il racconto dei fatti realmente accaduti e la realizzazione. Posso già spoilerarvi che ne usciranno due conclusioni abbastanza divergenti fra di loro.
La pellicola è infatti di un'importanza, per gli appassionati di sport, ma anche solo per i curiosi, straordinaria, e sicuramente inconcepibile per un pubblico non americano (o australiano, visto che anche il footy è uno sport di straordinaria violenza), per il quale il football è attività lontanissima dagli interessi sportivi, rivolti quasi tutti verso un altro tipo di football ,che oltreoceano preferiscono chiamare soccer. Appena entrato in sala per assistere alla proiezione, ho sentito provenire dalle poltrone dietro di me la voce di una ragazza che tentava di spiegare la trama del film, che secondo lei parlava di giocatori di RUGBY (per favore yankees non dichiarateci guerra solo per questo). Questo chiarisce un po' la conoscenza che il pubblico italiano ha di questo sport.
Andiamo quindi a vedere i fatti di questa storia. Bennet Omalu è un dottore, che arrivato a Pittsburgh dalla Nigeria si ritrova a svolgere le autopsie dei vari morti che arrivano ogni giorno sul suo tavolo di lavoro. Un giorno trova sul suo bancone il corpo di un cinquantenne morto per arresto cardiaco, che soffriva anche di sindrome post-concussionale. Il suo nome era Mike Webster, e Omalu non sapeva, probabilmente l'unico in tutta Pittsburgh se non in tutti gli USA, minimamente chi fosse. Il cosiddetto Iron Mike era un leggendario centro della NFL, hall of famer quattro volte vincitore del SuperBowl, ma il nostro dottore non poteva saperlo, venendo dalla Nigeria e avendo la stessa dimestichezza con QB e RB che Gordon Ramsay ha con una dieta vegana. Invece di archiviare il caso come semplice arresto cardiaco Bennet decide di indagare sul perché un cinquantenne soffrisse alcuni sintomi dell'Alzheimer. Dopo aver analizzato approfonditamente il cervello di Webster, solamente all'apparenza sanissimo, pubblica con l'aiuto di due neurologi la sua scoperta. Le anomalie presenti all'interno della materia grigia dell'ex centro erano riconducibili alla demenza pugilistica, e Omalu denominò questa malattia Encefalopatia cronica traumatica, convinto che la NFL non potesse che essere contenta di una scoperta che avrebbe potuto permettere di migliorare la salute e la sicurezza degli atleti.
Nelle sue buone intenzioni Bennet Omalu sfiora l'ingenuità. La NFL è molto di più di una semplice lega. La NFL ha un potere politico di smisurata importanza, quello che dice è legge per tutti i milioni di appassionati. In questa maniera Bennet diventerà per buona parte della società americana un cialtrone incapace che basa le sue tesi scientifiche sul nulla, e che è la commissione creata dalla lega per valutare i cosiddetti Mild Traumatic Brain Injury, che afferma la non pericolosità di quei contatti, a essere portatrice dell'unica verità possibile.
A mio parere questi eventi fanno capire una cosa molto importante. Solo un medico non americano avrebbe potuto fare questa scoperta, e soprattutto solo uno straniero avrebbe potuto proseguire la battaglia per dimostrare la veridicità delle sue teorie. La mia non vuole essere una frase razzista, è una semplice considerazione. Nella scena in cui Omalu/Smith si appresta a fare l'autopsia sul corpo di Webster, il suo collega tenti invano di fermarlo, forse per paura di quello che il collega potrebbe scoprire.
Il rapporto popolazione-Football è un rapporto troppo stretto e troppo lungo per accettare una verità così scomoda. Può essere paragonato a quello di una coppia che ha passato oltre due decenni insieme. Accettare da parte di uno dei due che la persona che ti è stata accanto per quasi tutta la tua esistenza non sia quella che hai visto con i tuoi occhi è una cosa estremamente difficile da accettare.
Gli americani amavano talmente tanto la NFL e questo sport che si erano convinti, negli anni 70, che l'introduzione delle protezioni su tutto il corpo potesse veramente risolvere i problemi di sicurezza di uno sport che fa della violenza e della potenza fisica i suoi punti cardine. Sicuramente avrebbero migliorato il risultato, ma è necessario ricordare che dall'inizio del novecento sino all'introduzione delle protezioni erano morti sul campo, tra NFL e college, oltre 150 atleti, difficile fare peggio.
Questo amore sconfinato verso THE Sport è assolutamente incomprensibile per noi italiani, e lo era anche per Bennet Omalu, che riterrà, nella sua estrema devozione, il trattamento subito come un gesto non proprio d'affetto dell'Altissimo, e questo cambierà e di molto la sua visione dell'America, non più paese where amazing happens, ma paese che non lo vuole e che lo ritiene un bugiardo patentato, nonostante concrete prove scientifiche.
Sconvolto da questi attacchi, e dalla perdita di un figlio che non vedrà mai la luce, Bennet prende armi e bagagli e con la moglie si trasferisce a Lodi, in California, dove diventerà il coroner del luogo. Qui la trama del film prende una piega ben diversa da quella della realtà. Si fa coincidere infatti con il suicidio di Dave Duerson le dimissioni da commissioner di Paul Tagliabue e la sua sostituzione con Roger Goodell, che sempre secondo il film avrebbe immediatamente ammesso la pericolosità della CTE. In realtà le cose sono andate in maniera leggermente diversa, come ci racconta il fantastico articolo de l'Ultimo Uomo sull'argomento.
Da questo punto di vista il film è straordinario, perché racconta una storia che deve essere raccontata, la storia di un uomo che in un campo di importanza secondaria (per i non americani) ma che dall'altro lato dell'Oceano Atlantico smuove milioni di persone, è riuscito a spezzare il gigantesco muro di omertà che circondava la lega sportiva più ricca e potente del mondo. Il problema di questo film, a mio parere, che fa abbassare la sua valutazione, è la parte più prettamente cinematografica.
La sceneggiatura si allontana, come già detto, dai fatti realmente accaduti, ma questo è un problema estremamente comune nei vari biopic hollywoodiani di questi anni. La regia è sicuramente molto accurata, ma le prestazioni degli attori, ingabbiati in parti eccessivamente costruite e schematiche, mi sembrano nella maggior parte mediocri, con un'unica piacevole eccezione, ovvero Adewale Akinnuoye-Agbaje, attore inglese di chiare origini nigeriane, che interpreta alla perfezione la figura di Dave Duerson, ex safety di Chicago tra le altre, prima rappresentante dei giocatori nella commissione che avrebbe dovuto indagare i rischi della CTE, e poi suicidatosi per la stessa malattia che lui aveva ritenuto inesistente, inventata dalle parole di un ciarlatano. Il suo interprete, che per comodità chiamerò AAA, è riuscito a recitare alla perfezione ciò che i sintomi dell'encefalopatia mostrano all'esterno, nella scena del suo suicidio, ed è stato capace di entrare talmente bene nella parte che anche io, accucciato su una poltrona di un cinema romano, sentivo di provare lo stesso dolore che Duerson, Webster, Seau e gli altri avevano provato prima di salutare il nostro mondo.
In sintesi la valutazione del film è positiva, perché ci spiega che cosa nascondeva il più grande scandalo della storia dello sport, anche se forse in maniera eccessivamente romanzata e romantica. Se vi capita di andare al cinema potrebbe essere una soluzione da prendere in considerazione. Se però non avete una passione ossessiva per lo sport in generale come il sottoscritto, cambiate sala, o ancor peggio cinema, perché se lo guardo dal lato della realizzazione è un film appena sopra la mediocrità.