Ci sono due passioni che mi hanno contagiato fin da quando avevo tre anni. Lo Sport e la Musica.
Andando avanti con gli anni ho capito che il mio sogno è quello di poter vivere raccontando, a modo mio, queste due passioni. Con questo intento è nato il blog di 14.25, per unire questi due mondi visti molto spesso all'opposto ma che in realtà sono più vicini di quanto si possa immaginare.
In questo articolo voglio unire ancor di più sport e musica, affiancando a dieci musiche diverse dieci figure di sportivi, che per un motivo o per l'altro ho ritenuto paragonabili fra loro. Incominciamo.
Paul "Gazza" Gascoigne/Oblivion dei Bastille
Gascoigne è stato uno dei calciatori più geniali degli ultimi trent'anni, dotato di un talento incredibile e capace di goal straordinari.
Si, tutto molto bello, ma allo stesso tempo Gazza è senza dubbio il personaggio più triste di questo sport. Sarà per quel suo sorriso malinconico, sarà per la sua vita rovinata dall'Alcol, sarà per i sensi di colpa che ha sempre provato per la morte di suoi due amici. O sarà per quei suoi scherzi, geniali e irriverenti, che però non trasmettono mai, veramente, gioia.
Allo stesso modo io trovo questa canzone dei Bastille meravigliosa, tra le mie preferite in assoluto, ma allo stesso tempo molto triste. Il testo stesso della canzone sembra adattarsi perfettamente al caso di Gascoigne.
"Are you going to age with grace?/Are you going to age without mistakes?/Are you going to age with grace,/Or only to wake and hide your face?/When oblivion is calling out your name,/You always take it further than I ever can." Questo testo è in pratica quello che mi viene da dire ogni volta che escono notizie su questo ex fenomeno del calcio inglese.
Henrik Kristoffersen/Sonata per violino solo di Sergej Prokofiev
Qui il paragone è presto fatto.
Ogni discesa in slalom da parte del fenomenale norvegese sembra un concerto per violino. Henrik è l'archetto, la pista è un antico Lady Blunt del 1721 e le porte dello slalom sono le sue corde. Infine, la parte più importante di tutte, l'agilità delle sue gambe è Paganini.
Ogni gara è uno spettacolo irripetibile e sempre diverso, quasi sempre perfetto. Ogni suo movimento è armonioso, e scivola sulla neve come se non esistesse attrito. Molto semplicemente non sembra fare alcuna fatica nei suoi slalom. Con ogni probabilità lo spettacolo più bello che potete vedere nello sport moderno.
Mario Balotelli/Wish you were here dei Pink Floyd
In realtà più che un paragone questa è una speranza.
Speriamo tutti che finalmente Mario Balotelli si renda conto del talento che ha a disposizione. Lo speriamo da tanti anni ma lui ci ha (quasi) sempre deluso. A ventisei anni sembra improbabile possa ritornare ai livelli mondiali che la sua gioventù ci aveva fatto sperare. Ma sono convinto che possa ancora ritagliarsi uno spazio abbastanza importante nel calcio italiano. Molto probabilmente da secondo violino alla Scottie Pippen o alla Pau Gasol, ma comunque importante.
Io però ho ormai da anni l'impressione che la non esplosione di Balotelli sia dovuta solo in parte alla sua testa. Balotelli sembra veramente odiare il calcio. Non sembra divertirsi.
Di solito quando un calciatore non esulta si riesce comunque a notare nei suoi occhi quella gioia, o quella rabbia (in senso positivo), che caratterizza le esultanze di altri colleghi. In Balotelli no, è tutto diverso. Balotelli non solo non esulta. Non sembra trasmettere alcuna emozione, sembra scocciato, sembra sempre dire "Si ok, bel gol, ma ora fatemi andare che ho un appuntamento dal parrucchiere".
Se fosse veramente così, molto difficilmente potrà rimettersi nella giusta carreggiata, perché molto probabilmente non è neanche quello il suo obiettivo.
Da buon bastian contrario, io spero che Balo ami questo sport come lo amo io. Non posso dimenticare Italia-Germania, e per quel motivo Mario avrà sempre un po' di spazio nel mio cuore.
Giannis Antetokounmpo/Helter Skelter dei Beatles
Diciamoci la verità, The Greek Freak è quanto di più lontano esiste dal concetto di eleganza, ma allo stesso tempo quanto di più vicino esista al concetto di potenza selvaggia.
La stessa cosa vale per Helter Skelter, una canzone a suo tempo rivoluzionaria perché diede inizio ad un intero genere musicale, il metal.
Entrambi rappresentano un'esplosione strepitosa, uno contro il povero canestro, l'altra contro la musica del tempo, totalmente stravolta da un pezzo del genere. Il paragone viene quindi naturale, sopratutto se pensiamo che come i Beatles hanno lasciato una traccia mastodontica del loro passaggio, anche Giannis ha ottime probabilità di farsi ricordare in futuro...
Christopher Froome/This Summers's gonna hurt like a Motherfucker dei Maroon 5
Il ciclismo è lo sport della sofferenza, e tra tutti i ciclisti non c'è nessuno che sembra più sofferente di Chris Froome. Non che soffra di più rispetto agli altri, anzi, lui è il più forte di tutti in salita, ma il suo andamento caracollante e le sue famose froomate sono oggettivamente la cosa più brutta del ciclismo. Se consideriamo che la corsa più importante del ciclismo si corre nel pieno della calura estiva, la canzone dei Maroon 5 è perfetta per descrivere le sofferenze patite da questo androide travestito da keniano bianco amante dei serpenti e con gli occhi sempre fissi su quel maledetto computerino posto sul suo manubrio.
Pensateci. Immaginatevi tutto il gruppo che mentre sale sul Mont Ventoux o su l'Alpe D'Huez, stremato dalla fatica, con i crampi che si affacciano sui polpacci rossi per il sole, inizia ad intonare il ritornello di questa canzone. Sarebbe o non sarebbe una figata assurda?
No, effettivamente non lo sarebbe affatto.
Keisuke Honda/Englishman in New York di Sting
Nessuno ha veramente mai compreso a fondo chi sia Keisuke Honda, molto probabilmente nemmeno lo stesso giapponese lo ha fatto.
Non è un classico numero dieci, non è un esterno, non è un interno di centrocampo, ma non è capace di fare la seconda punta. Tecnicamente è ottimo, ma è troppo lento per fare con continuità la differenza. Molti dicono sia uno scarpone, ma se andiamo a vedere i migliori gol realizzati dal Milan in queste stagioni sciagurate, molto spesso troviamo lo zampino del giapponese.
I suoi comportamenti fuori dal campo allo stesso modo sembrano assurdi, alla stessa maniera dei suoi capelli biondo platinato. Tra i giocatori, è l'unico ad essere entusiasta di andare in ritiro, e non sembra assolutamente interessato a cosa accada nel campionato in cui gioca. Però sa dirti a memoria il nome di tutti i tifosi che sono andati a vedere le partite della sua squadra di terza divisione Austriaca (che vuole portare in Champions entro cinque anni...) e conosce di persona ogni ragazzino delle sue scuole calcio in madrepatria.
Inoltre, quando in Giappone viene intervistato riguardo alla sua squadra, risponde con un ragionamento molto più complesso e approfondito rispetto a quello di qualunque suo compagno di squadra.
"Non ha senso dare la colpa ai giocatori. Negli ultimi anni il Milan ha mandato in campo tanti uomini e quest’anno ha speso cento milioni, ci sono tanti nazionali, eppure come mai non riescono a rendere quando arrivano al Milan? Sarebbe necessario un esame più ampio, che comprenda dirigenza, tecnico, media e tifosi. So che riceverò critiche per queste parole, ma sono importanti per il futuro del Milan".
Una dichiarazione del genere non sembra quella di un calciatore. Sembra più uscita dalla bocca di un giornalista molto attento alla causa milanista, che da un dipendente dell'azienda. Tutto questo, contribuisce a fare di Honda un Little Alien nel calcio italiano, un po' come l'inglese a New York di cui parla la canzone.
Kobe Bryant/Worry di Jack Garratt
Il Mamba non è solo il serpente più velenoso al mondo, anzi, ormai pronunciando quelle cinque lettere non è neanche il primo essere vivente che ci viene in mente.
L'unico, vero ed inimitabile Black Mamba (nonostante le sue versioni White e Red) si chiama Kobe Bryant, è cresciuto nel nostro paese ed è uno dei più grandi cestisti di sempre.
Inoltre, è senza dubbio, al pari di LeBron James, il più grande accentratore di gioco che si sia mai visto nello sport di squadra. Nella sua ultima gara ha preso cinquanta tiri e molte volte si è ritrovato a giocare letteralmente da solo. In pratica un faccio tutto io con il numero 24.
Un altro caso di DIY si chiama Jack Garratt, ventiquattrenne da High Wycombe, dotato di una folta barba ma soprattutto di un talento musicale incredibile. Suona tutto lui. Letteralmente tutto.
Sul palco si presenta da solo eppure sembrano in venti. Suona chitarra elettrica, percussioni, tastiere e anche il synth, che nelle sue canzoni non manca mai.
Il primo è stato uno dei più grandi talenti nel suo campo. Il secondo è appena esploso, ma si farà molto sentire nei prossimi anni.
Steven Gerrard/You'll never walk alone di Gerry & the Pacemakers
Steven Gerrard è (era) il capitano del Liverpool. YNWA è l'inno del Liverpool.
Stevie G rappresenta il Liverpool. YNWA rappresenta il Liverpool.
Non serve dire altro. Steven Gerrard è nato a Liverpool, ha guidato la sua squadra per anni e ne è stato il simbolo. Ha alzato la Champions, a volte è caduto, ma si è sempre rialzato. Il suo club, i suoi tifosi, non lo hanno mai lasciato da solo e non lo faranno mai. Perché quel ragazzino ha giurato fin da subito amore eterno a quei colori, anche per onorare la memoria di Jon-Paul Gilhooley, morto in quel dannato giorno ad Hillsborough proprio mentre seguiva i suoi Reds.
Per questo motivo, e per una passione viscerale nei confronti di quel rosso sanguigno, anche se adesso Gerrard è in America, e il Liverpool cerca di ritrovare la sua identità sotto Klopp, nessuno dei due camminerà mai da solo.
Perché le loro mani saranno sempre unite, e cammineranno sempre con la speranza nel cuore.
Luis Suarez/Marcia Imperiale, dal film Star Wars
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, viveva un essere mostruoso.
Brutto, cattivo, violento, sporco, psicopatico, sociopatico ad alta funzionalità, ma sopratutto era dominante.
Luis Alberto Suarez Diaz da Salto, Uruguay, è tutto questo. Proprio ieri sera ha fatto una carneficina della difesa del Deportivo La Coruna, con quattro gol e due assist, tirando fuori i suoi dalla crisi in cui era terminata la sua squadra.
Molto semplicemente e senza giri di parole, è IL centravanti. Il prototipo perfetto del numero nove, nonché il più forte nel suo ruolo.
Bisogna ringraziare chi di dovere per avergli regalato il talento. In primis perché senza quello non avremmo mai visto questo giocatore, e sopratutto perché ha tolto dalle strade uruguagie un probabile criminale.
Antonio di Natale, Francesco Totti e Sergio Pellissier/Little Talks degli Of Monsters and Man
Tre grandi attaccanti italiani, tre leggende dei loro rispettivi club. Tre grandissimi, a modo loro.
Eppure, tutte e tre le loro storie d'amore stanno per terminare. La loro carriera è agli sgoccioli e stanno giocando di fronte ai loro tifosi per l'ultima volta.
La malinconia dell'addio di queste bandiere ricorda quella di Little Talks. Una canzone meravigliosa per tre grandi giocatori. Un dialogo strappalacrime, come strappalacrime sarà il loro ultimo giro di campo davanti ai loro tifosi.
Ora ditemi, quali sono i vostri paragoni? Ci sono altri sportivi che vorreste paragonare ad una canzone?