Ieri sera è andata in scena la cerimonia d'apertura della sessantunesima edizione dell'Eurovision Song Contest, che si svolgerà in tre serate. Martedì e Giovedì le semifinali (che verranno trasmesse in Italia su Rai4) e Sabato la finale (che approderà su Rai1). In questo blog ho già parlato dei lati particolari di questo concorso e ho già realizzato la mia personale top 42 di questa edizione.
In questa puntata speciale di The Spectator ho deciso di mostrarvi i momenti più assurdi e pazzi della storia dell'evento non sportivo più visto al mondo.
A Oslo, nel 2010, non solamente è protagonista la giovanissima Lena, che trionfa con la canzone Satellite, ma è protagonista extramusicale anche Jimmy Jump, ovvero Jaume Marquet Cot, uno dei più famosi invasori di campo, in questo caso di palco, diventato famoso per aver lanciato a Figo una bandiera del Barcelona durante la finale degli Europei 2004 (in Catalogna non hanno preso benissimo l'addio della loro stella), che decise di entrare sul palco eurovisivo durante l'esibizione del suo rappresentante Daniel Diges, che si ripresenterà sul palco a cantare alla fine delle 25 finaliste, come "risarcimento" per il disagio subito. Per la cronaca, Daniel finirà ventesimo in una delle edizioni più controverse della competizione.
I vincitori più assurdi della storia eurovisiva? Nessun dubbio, i Lordi...
Nel 2003 l'Austria decise di mandare sul palco non un cantante vero e proprio, bensì un comico. Alf Poier, classe '67, porta sul palco Weil der Mensch zählt , che ottiene un dignitosissimo sesto posto, cavalcando un filone di canzoni demenzial-comiche che la competizione stava molto apprezzando a quel tempo. Lo ammetto, se ne avessi avuto l'occasione lo avrei votato
Tra i personaggi leggendari della storia eurovisiva non possono non rientrare gli Zdob si Zdub, fenomenale gruppo punk moldavo che ha rappresentato il suo paese due volte, nel 2005 con Boonika Bate doba, portando in scena la nonnina più famosa dell'ESC prima delle anziane russe del 2012, e nel 2011 portando in scena una ragazza in monociclo e dei cappelli a punta che nemmeno Pinocchio nel paese dei balocchi.
L'Eurovision dovrebbe essere in primis uno spettacolo per le famiglie. Dico dovrebbe perché in alcuni casi ci sono esibizioni sui generis, che vedono la partecipazione di personaggi non proprio da Masha e Orso. Un esempio? La Germania nel 2009 portò in scena il duo AlexSwingsOscarSings, con la canzone Miss kiss kiss bang, e la partecipazione straordinaria di Dita Von Teese, stella del burlesque. Questo non ha aiutato il duo, che ha terminato nelle ultime posizioni. Colpa dei pantaloni di Oscar? Probabile.
La Grecia ha un posto assicurato in finale. Sempre. Qualunque canzone porti. Sono la nazione che in questi anni hanno declinato ogni genere possibile in chiave etnica, mostrando sempre chi sono e cosa la loro storia ha significato. Dal rap, al pop, alla dance (con tappeto elastico). Ma solamente una volta hanno portato il folk più puro, con il rebetiko dei Koza Mostra (accompagnati da Agathonas Iakovidis). Uno dei pezzi più divertenti di questi anni, ma forse quello più vicino allo spirito che era alla base dell'Eurovision, ovvero unire le varie culture musicali, e non unire il genere in un unico grande pezzo pop plastificato. Ottimi risultati, e una strizzata d'occhio alla Scozia e al suo kilt.
Buon Eurovision Song Contest 2016 a tutti!