Gli eroi vanno e vengono, ma le leggende restano per sempre.
Per questo motivo tutto il mondo del calcio sta piangendo in queste ore Johan Cruijff, il leggendario giocatore e allenatore dell'Ajax e del Barcellona.
Prima di tutto però, diciamo che questa notizia sorprende ma fino ad un certo punto. Da mesi ormai Johan stava combattendo contro un male troppo più grande di lui, che non poteva essere sconfitto con una finta o con un assist. Il tumore ai polmoni che lo ha ucciso è stato l'ultima eredità del suo vizio più grande, il fumo, da cui però era riuscito a disintossicarsi nel 1991, non abbastanza, evidentemente. Era prevedibile che non ce l'avrebbe fatta a vincere ancora una volta.
Ma quello che sorprende la gente, quello che ha fatto piangere molte persone oggi e mi ha lasciato sgomento, è che non riesci ad immaginare un mondo senza certi personaggi, perché ci sei cresciuto e ti sembravano divinità intoccabili, riunite in un circolo dorato sopra al monte Olimpo. Come un berlinese dell'est dopo il crollo del muro è rimasto sorpreso e scosso dai cambiamenti della sua vita, così io mi ritroverò a seguire un calcio che Cruijff non può più migliorare, o almeno non direttamente.
Se c'è una cosa indiscutibile, è che Hendrik Johannes Cruijff sia stato il più grande innovatore che il pallone abbia mai visto. Lui era il centro del calcio totale, lui l'allenatore che ha riportato il Barcellona a livelli altissimi, l'ispiratore di Guardiola, la mente dietro ai progetti calcistici odierni delle sue due squadre, l'Ajax e il Barcellona. Non può essere considerato semplicemente un calciatore straordinario, e i soprannomi di "Profeta del Gol", pur datogli dal grandissimo Sandro Ciotti nel film a lui dedicato, e "Pelè bianco" sminuiscono l'impatto del figlio della lavandaia dell'Ajax su questo sport. Esiste un prima e un dopo Cruijff, ed esistono tantissime meravigliose citazioni del campione olandese che esprimono la magia del gioco più praticato al mondo. Johan Cruijff è inseribile in quella ristretta cerchia di rivoluzionari che effettivamente ci hanno fatto girare la testa e ci hanno detto: "Ecco, è così che si fanno le cose". Cruijff è come i Beatles, Cruijff è come Giotto, Cruijff è come Steve Jobs, dopo di loro nulla è stato più lo stesso.
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Ci sono due categorie di sportivi che adoro: gli underdogs, ovvero quelli destinati sempre e comunque alla sconfitta, e i rivoluzionari. Per questo Cruijff è il mio sportivo preferito, per questo adoro il calcio di Guardiola e per questo stimo più di qualunque altro calciatore Manuel Neuer, perché hanno portato qualcosa di nuovo, e l'eco delle loro gesta si protrarrà per anni ed anni.
Ho già espresso il mio dolore per la sua scomparsa in queste ore sui social, ma ho pensato che fosse necessario aggiungere un ricordo qui sul mio blog che (anche) da lui prende il nome.
Il 22 ottobre 2015 Johan aveva annunciato al mondo intero di soffrire di un grave tumore ai polmoni. Proprio quell'evento mi aveva talmente colpito che la sera stessa decisi, acceso il mio computer, di aprire una pagina di Word e scrivere che cosa Johan Cruijff abbia significato per un sedicenne romano appassionato di calcio. Quella sera mi fece rendere conto di quanto sia bello per me scrivere delle mie passioni, e ho pensato: "Perché non condividere questa mia passione con altri", e ho deciso allora di aprire questo blog, che non potevo chiamare diversamente da 14.25, perché sono i numeri che mi hanno appassionato ed emozionato, quando da piccolo guardavo le cassette con le gesta dei calciatori che le indossavano. Cinque mesi e due giorni dopo eccomi di nuovo qui, davanti al mio computer, a scrivere della stessa persona, per un motivo ancora più triste, ovvero la sua scomparsa.
Sapete per quale motivo ho voluto inserire questo pezzo nella sezione "cultura" anziché in quella "sport"? Perché Johan Cruijff era un vero e proprio artista. Lui non giocava semplicemente a calcio, lui immaginava un modo per renderlo bello ed affascinante, perché come diceva lui pensava prima degli altri a come l'azione sarebbe continuata, e proprio per questo io lo considero un artista. Perché l'artista immagina un qualcosa che gli altri non possono concepire, e questo Johan lo ha fatto sul campo e sulla scrivania, tanto che le sue idee sono ancora oggi al centro del pensiero calcistico moderno, e non sembrano concepite oltre trent'anni fa, ma da pochi giorni.
Non pensiamo però che Johan Cruijff se ne sia andato per sempre. La sua impronta nel calcio è grande come quella di un meteorite e finché ci sarà gente come Guardiola, Bergkamp e il figlio Jordi che porteranno avanti la sua idea di calcio Johan sarà sempre presente in ogni stadio del mondo e in ogni parco e in ogni strada dove i bambini corrono inseguendo un sogno, visto che, spiegava lui, "Alla radice di tutto c'è che i ragazzini si devono divertire giocando a calcio". Cruijff non è morto, Cruijff è nel pallone che io calcio quando mi alleno e nelle pagine dei manuali di Coverciano.
Perché gli eroi vanno e vengono, ma le leggende restano per sempre.