Ci sono dei momenti, nella vita di ogni sportivo, che sono impossibili da dimenticare.
Quando si riesce, nonostante ogni tipo di avversità, a superare i dubbi che ti circondano, la gioia per il risultato ottenuto è superiore, infinitamente superiore, a quella di una vittoria ottenuta da superfavoriti.
Per questo un mondiale vinto da Kim Collins vale probabilmente più dei tre di Usain Bolt, perché ottenuto con la fatica e il sacrificio, nonostante le strutture imbarazzanti che può fornirti un paesino minuscolo come Saint Kitts e Nevis, di cui lo sprinter è diventato leggenda e simbolo.
Per questo motivo vincere la prima partita dopo una serie di umilianti sconfitte ed essere considerata la barzelletta del torneo vale molto di più di una semplice vittoria dei primi in classifica, anche se questo successo arriva contro l'unica squadra messa peggio di te in classifica.
Una vittoria, per una squadra che vince raramente, vale sempre più dei semplici tre punti. Vale per il morale della squadra, per la sua sicurezza e per le sue convinzioni.
*modalità Ogni Maledetta domenica OFF* *Modalità sparacazzate ON*
Tutte cose che molto probabilmente verranno spazzate via alla prossima pesante sconfitta.
Ma chi vuol esser lieto sia, ché del doman non v'è certezza! Sono finalmente arrivati i tanto attesi primi tre punti in classifica per il mitico River Plate. Per questo motivo nella puntata di oggi racconteremo solo una partita, invece delle canoniche due, perché un nostro successo è talmente raro che va festeggiato a dovere.
Leviamo al cielo i calici e godiamoci il successo. Perché per essere uno del River Plate devi essere capace di godere al massimo da ogni piccola gioia.
Mercoledì 30 marzo, River Plate_Longobarda_9:4
Presidente Borlotti: Perdere e perderemo!
Canà: Non ho afferreto, scusi.
Borlotti: Lei ha capito benissimo. Perdere e perderemo!
Canà: Ma scusi, ma perché? Dobbiamo vincere.
Borlotti: Si è mai chiesto perché io ho scelto proprio lei per allenare la Longobarda? Per le sue doti? Buca tasi. Bocca taci. Canà, mi guardi negli occhi e apra le orecchie: io lo ho ingaggiato perché avevo bisogno di qualcuno che mi rimandasse subito la squadra in serie B.
-Dal Film "L'allenatore nel pallone"
N.B: Per la prima volta in questa serie, la citazione del giorno non è dedicata ai nostri uomini, bensì ai nostri avversari. La Longobarda da noi sfidata (parere personale, per eventuali reclami rivolgersi ad Alessandro Acquistapace) non sembra solo un omaggio alla squadra del mitico Oronzo Canà, ma sembra esattamente la stessa squadra, con lo stesso presidente Borlotti che vuole la retrocessione per i suoi uomini.
Adesso però è giunta l'ora di parlare delle cose serie.
Per la prima volta sembriamo una vera e propria squadra e a tutti quelli che potrebbero dirci "Guardate che avete fatto una quantità incredibile di errori, avete vinto solo perché gli altri erano peggio di voi" noi gli indicheremmo il tabellone (che poi non esiste) e gli diremmo: "Numbers don't lie. Check the scoreboard!".
Perché alla fin fine diciamoci la verità, a che cosa serve vincere una partita se non si fanno un po' gli sboroni? Proprio a niente. E allora celebriamo per la seconda volta il gol del nostro miglior giocatore, della nostra star indiscussa.
Cosa avete detto? Ma santo cielo, siete proprio smemorati, come fate a dimenticarvi del leggendario Gianna, l'uomo a cui Dante ha dedicato il Divin Fascetta? Siete proprio il peggior pubblico che potessi trovar, non vi ricordate niente!
Non importa, andiamo avanti e celebriamo di nuovo il buon Gianna. Abbiamo chiesto ad Ungaretti di realizzare un componimento per il nostro eroe. Avremmo voluto qualcosa di più lungo, ma il buon Giuseppe non è voluto uscire allo scoperto e come al solito si è chiuso dentro casa in balia dei suoi pensieri e dei suoi traumi. Certo che sono strani questi poeti eh...
Balduina
M'illumino
Di Gianna.
Vorreste avere a vostra disposizione un'analisi stilistica dell'opera ungarettiana e discernere delle varie implicazioni storiche che comporta l'ermetismo, per giungere finalmente ad una perfetta conoscenza filologica di questo componimento. Poveri illusi, non c'è nulla di complesso in queste quattro parole in croce. Molto semplicemente è Gianna. Cosa volete di più dalla vita?
Ma non esiste solo il Divin Fascetta. La partita contro la Longobarda ha messo in luce un altro dei nostri fenomeni. L'anagrafe lo conosce come Gabriele Boeri. Ma l'anagrafe non conta un cazzo. Lui è Boro, o anche Bœri, è appena arrivato in squadra e in tre partite ha fatto più gol di tutti noi altri. Per un personaggio del genere non potevano certo bastare le parole di un mentecatto come me, sarei troppo di parte, per questo grazie alle mie conoscenze ho deciso di rivolgermi ad un uomo che le storie le sa raccontare. E un uomo solo in questo paese ha la capacità di raccontarle. Avete capito di chi si parla. Ha iniziato facendo le telecronache della NBA con Flavio (che non è per niente) Tranquillo, poi si è dedicato allo Storytelling. Ha raccontato la storia di Michael Jeffrey Jordan, di Johan Cruijff e soprattutto di Jonathan. Non servono altre mie parole, diamo la linea all'Avvocato.
Buffa racconta.... Boro.
"Nun ridete"
"Aho, v'ho detto che nun dovete ride!"
I compagni però un po' sorridono, in alcuni casi ridono addirittura. Il nuovo arrivo sta dicendo che secondo lui potrebbe segnare più di noi pur partendo con tre partite di ritardo. Mai dire mai. Non si capisce se sia una minaccia o una promessa. D'altra parte il promettente o minacciante è credibile. Infatti quei gol arriveranno tutti, e dopo di lui nulla sarà come prima. 'Coz Limits, like fears, are often just an illusion.
Con lui in quintetto ci sono anche altri talenti. C'è Lorenzo, tecnicamente un Mudo, e un muto fa sempre comodo in campo. Sull'altra fascia Alessandro, che detiene il record per la striscia di insulti più lunga rifilata ai suoi calciatori in FIFA, e il terzo, beh, è probabilmente l'uomo più intelligente ad essersi mai rotto due gambe giocando a nascondino (Si, purtroppo mi è successo veramente, ndr). Poi però la luce fa il suo giro, e torna dal suo prescelto, e lo fa sostanzialmente dal 1999, quando il nuovo arrivato è nato a Roma, Italia. Il suo nome è Gabriele Boeri, ed è dotato fin da piccolo di un talento naturale. A cinque anni palleggia con un granello di sabbia. Ma il talento ancora non è tutto.
2010, Alta Scuola Leinei. Due fogli, quelli tipici da quaderno-distrutto-da-sei-mesi-di-scuola italiano, con i quadretti e i bordi strappati, Ci sono scritti trenta nomi, quindici in uno e quindici nell'altro. Sono i nomi dei selezionati per la squadra di calcio della scuola. A sinistra quelli di prima squadra, a destra le riserve. C'è un ragazzino che neanche pensa di guardare le riserve, guarda direttamente la prima squadra, e il suo nome non c'è. Tira fuori dalla tasca un diario Moleskine e scrive a matita i nomi di chi gli ha mancato di rispetto, di chi lo ha sfidato, e di chi ha dubitato di lui. Il primo nome di quella lista è proprio quello dell'allenatore, che a suo modo di dire lo avrebbe tagliato, senza accorgersi che lo aveva fatto per il suo bene.
Quando Boro si ritroverà all'apice della sua carriera, dopo una straordinaria tripletta alla Longobarda, chiama il suo allenatore in mezzo al campo e dice a tutti: "Guardatelo, questo è er fiodena che m'ha tajato".
Perché Boro? Perché umiliarlo così? Adesso il suo ex allenatore sta passando la vita in un cartone, con una bottiglia come migliore amica. Soffre di schizofrenia, e peggiora di giorno in giorno.
Quel giorno Boro ha dimostrato quanto sia un campione spettacoloso. Non c'è bisogno dei numeri. I numeri lo offendono. Boro è un esploratore dell'umanità, è un realista atipico che ha sempre voluto l'impossibile.
Contro la Longobarda è semplicemente infermabile, hai l'impressione che possa vincere da solo. Ai compagni verrebbe voglia di mettersi in panchina perché fa tutto lui, a cosa servono loro? Prende palla e mette in atto uno strapotere fisico assurdo. Lui non supera gli avversari, lui li domina. Ha la forza di Shaquille O'Neal, la tecnica di Steph Curry e la pazzia di Rajon Rondo. Vede spazi che gli altri uomini non possono nemmeno immaginare. Ad un certo punto parte in dribbling. Una serie infinita di piccoli passi, con quattro avversari addosso. Non può andare avanti, la palla è persa, un'azione del genere non è, non dico buona, non è accettabile nel calcetto. Eppure lui segna e mette la pietra tombale alla partita. L'unica cosa che possono fare i tifosi è onorare questo campione. L'unica cosa che possono fare i compagni è passargli la palla.
*Rivolge il volto al cielo e urlando allarga le braccia*
GABRIELE
BORO
BOERI
E pure l'omaggio a Boro lo abbiamo fatto. Grazie Avvocato. Ah, se non avete letto questo testo con la voce di Buffa io non vi voglio proprio conoscere, siete delle brutte persone.
Credete che sia finita questa puntata?
Certo che no, perché una vittoria del genere non può essere liquidata in poche righe.
E quindi ecco un Capitan Calì in splendida forma che si regala una doppietta fenomenale (che però non risulta secondo il tabellino di Enjore), un Masucci che costretto in porta dall'assenza di Ciccio sfodera una prestazione spettacolare, soprattutto considerando l'utilizzo di guanti minuscoli per le sue mani kawhileonardesque, ed un Acqui che riesce a trovare il suo quinto gol del torneo avventandosi su una palla vagante e rischiando di sbagliare almeno tre volte dimostrando la coordinazione di Renzo all'Osteria della Luna Piena. (Però questa cosa che parlo di me in terza persona deve assolutamente finire, quando conquisterò la Gallia potrò permettermelo)
La prima vittoria è arrivata, chissà come continuerà la nostra avventura. Sarà una vittoria di Pirro? Oppure un fuoco di paglia? O addirittura l'inizio della risalita? So solamente che se questo è un sogno non voglio essere svegliato. Per favore, wake me up when september (sorry, April) ends
E ora, per favore, riaggiungetemi al gruppo WhatsApp della squadra, cortesemente.