Ciao a tutti, io sono un tifoso medio italiano.
Non pensate che la mia sia una vita semplice. Svolgere questo compito richiede una grande dedizione e mesi e mesi di duro allenamento. Non crederete che tutto ciò che faccio mi venga naturale.
Io personalmente ho iniziato a prepararmi per questo ruolo sin da quando avevo nove anni. Ho capito che se volevo parlare con i miei compagni di classe di calcio senza finire con i vestiti pasticciati con il colore verde del prato era necessario guardare il calcio alla loro maniera. Dovevo scoprire quali erano le loro fonti d'ispirazione e quella stessa estate scoprii come si erano avvicinati allo sport.
Stavo accompagnando i miei genitori a prendere un caffè quando, arrivato di fronte all'entrata del bar, notai su di un tavolino un giornale di colore rosa, che annunciava in prima pagina un acquisto straordinario da parte della mia squadra del cuore. O almeno così sarebbe dovuto essere, ma questo purtroppo lo capii solo qualche mese dopo. L'articolo a pagina due si apriva con una gigantesca foto del nuovo attaccante. Ogni sua parte del corpo calcistico era stata vivisezionata, ed era stata affiancata ad una leggenda del calcio. L'attesa per l'esordio di questo nuovo campionissimo non poteva che essere spasmodica, anche per me. Fu così che entrai nel girone infernale del tifoso medio. Da quel momento non potevo far altro che adattarmi, e allenarmi sempre di più per esserlo a fondo.
Non posso negare che questo modo di vivere il calcio porti tante soddisfazioni. Tutto quanto diventa così meravigliosamente semplice. Che si fottano le lunghe analisi tattiche di cui diciamoci la verità ce ne frega il giusto. Al diavolo gli expected goals che sinceramente si stava meglio quando si stava peggio. Non potete capire quanto possa essere divertente sparare giudizi definitivi sul lavoro di un allenatore dopo neanche una giornata di campionato, oppure criticare l'assenza di italiani dagli undici titolari della serie A, affermando che "DEVONO ESSERCI MAX TRE STRANIERI PER SCUADRA!!!1!1!!11! TUTTI A CASAAAAAAA!1!".
Certo, questo mio lavoro è indubbiamente facilitato dai social network. Twitter e Facebook mi permettono di sparare in libertà le mie valutazioni insindacabili certificate dalla Cassazione, e sono diventato l'attrazione principale della pagina della Serie A TIM (guai a dimenticarsi lo sponsor), dove posso dire assolutamente quel che voglio senza che nessuno lo noti. Perché è vero che i social ricordano tutti, ma allo stesso tempo è anche vero che un commento personale è facile da riconoscere almeno quanto del plancton nell'oceano.
Finalmente dopo una lunga estate passata a fare pagelloni su un mercato che non è ancora valutabile perché non si è avuto il riscontro del campo, è il momento per le squadre di mettersi alla prova sul vero campo da gioco. La mia squadra del cuore ha avuto un'estate fantastica, abbiamo sconfitto tutti i grandi club internazionali nelle amichevoli cinesi e sembra che nessuno possa toglierci il titolo. Sui forum dei tifosi non ho fatto altro che tessere le lodi del nuovo attaccante, un giocatore fenomenale che si è adattato alla perfezione agli schemi di un mister che sembra non aver avuto alcun problema di ambientamento.
Il campionato però non si rivela così entusiasmante. Dopo le prime tre giornate la mia squadra ha solo un punto, il nuovo attaccante è a secco e la difesa non sembra proprio forgiata nella roccia. Questo è il momento per il tifoso medio del primo cambioverso. Bisogna cambiare allenatore, l'attaccante si è rivelato l'ennesimo bidone e la dirigenza come al solito ha toppato clamorosamente il mercato. Ci si prepara all'ennesima stagione di delusioni.
Poi però il mister confeziona il miracolo. La squadra inizia ad ingranare, arrivano le vittorie e il bomber sembra ritornato quel cecchino da guerra in Afghanistan che spacca le reti. Riprendi la sciarpa, cambia di nuovo opinione, perché solo gli stupidi non la cambiano mai. Il DS è un genio del mercato, e l'allenatore è il più grande rivoluzionario che abbia mai messo piede nel nostro stadio.
In questa straordinaria condizione di forma si arriva al match che vale un'intera stagione, la partita per il primo posto contro i rivali di sempre. L'atmosfera è elettrica. Venti minuti prima della partita mi avventuro in un tweet nostradamico. Vinceremo noi con un nettissimo tre a zero, gli avversari non hanno chance contro quella che è obiettivamente (non lo dico da tifoso) la migliore squadra del campionato, e forse d'Europa. Il risultato è giusto, ma va invertito. Il primo posto si allontana, ma il terzo gol, al novantesimo, è caratterizzato da un netto fuorigioco. Bisogna agire. Chiaramente è tutto un complotto massonico per far vincere gli avversari. Noi non possiamo vincere il titolo perché siamo una squadra scomoda, i poteri forti non ci vogliono là sopra. Bisogna radiare tutti gli arbitri e fare sit-in di protesta sotto la federazione, tutti devono sapere come è ridotto il nostro calcio.
Ma alla fine, dopo mesi, la squadra si deve accontentare di un ottimo secondo posto, impensabile appena iniziata la stagione. Però il tifoso medio non può dire le cose come stanno. Prima di tutto è d'obbligo inserire su Facebook la foto con tutti gli arbitri del campionato, facendo i complimenti ai campioni d'Italia, come a sottolineare che lo scudetto non è arrivato solo perché un'oscura entità non lo ha voluto. Successivamente è il caso di criticare come al solito un mister bravo ma incapace di gestire la pressione, un attaccante forte ma mai decisivo, una difesa che dovrebbe essere la base dei successi ma che in realtà è un colabrodo, anche perché è composta da soli stranieri.
A maggio le discussioni calcistiche si riducono ai soliti quattro punti:
-Le squadre italiane non puntano sui giovani
-Il nostro campionato fa schifo
-Che figata che in Inghilterra ha vinto il titolo la piccola squadra fatta da ex-operai e scarti delle big, in Italia è tutto già deciso, si toglie la magia al calcio, e la classe operaia non potrà mai andare in paradiso
-Che schifo la Serie A, una squadra di un paesino di ventimila abitanti con mezza squadra presa dai dilettanti è riuscita a ottenere la salvezza. Anche loro si comprano gli arbitri. Come fa il campionato nostro a crescere con certe situazioni, bisogna ridurre le squadre
In tutto questo sono anche uscite le convocazioni della nazionale per l'Europeo. Apriti cielo. E l'attaccante non va bene perché ha segnato poco, e il difensore è il cocco del CT, e non hanno convocato quello veramente bravo solo per la squadra in cui gioca, e il capitano trentottenne è troppo vecchio, e andava convocato la leggenda di trentotto anni per dargli la sua ultima grande avventura calcistica. Il nostro movimento fa schifo, verremo sicuramente eliminati al primo turno.
Poi se magari arriverà la vittoria finale, ecco che il grande CT avrà azzeccato le sue scelte, l'attaccante è il migliore degli ultimi anni, e tutti quanti saliremo allegramente sul carro dei vincitori, e faremo i caroselli fino alle quattro di notte, e il Circo Massimo sarà pieno come nemmeno i Rolling Stones hanno fatto.
Questa è la vita del tifoso medio. Una vita faticosa, complessa, che comporta repentini cambi d'opinione e un centinaio di giudizi (sempre insindacabili) diversi sulla squadra, da pronunciare sempre sul proprio trespolo, ritenendosi la fonte divina di sapienza calcistica, facendo finta che lo il calcio, ma lo sport in generale, è molto di più che il semplice tempo di una partita, e che è tutto molto più complesso di quanto sembri. Ma soprattutto è una vita destinata a ripetersi all'infinito in un loop che parte ogni estate e si conclude a maggio, a volte giugno o luglio. Che sport meraviglioso il calcio, non trovate?
Con affetto,
Il tifoso medio italiano.