Esattamente un anno fa fervevano i preparativi per la costruzione del carro di Carpi e Frosinone, che erano molto vicine alla loro prima storica promozione, e proprio in questo periodo scoppiava il caso Lotito, che non aveva fatto altro che aumentare le simpatie nei confronti delle due piccole squadre, rappresentanti di due zone che poco hanno avuto a che fare col grande calcio, ovvero la provincia di Modena e tutto il Lazio al di fuori del GRA.
A maggio ci siamo ritrovati tutti a fare a gara per salire sui suddetti carri, come si fa a Roma quando si deve salire sul 913 (lo so che questo paragone potrebbe non dimostrarvi niente, ma la mia personale esperienza giornaliera dimostra che il confronto è azzeccatissimo).
Adesso, dopo difficili mesi in Serie A, che comunque non hanno tagliato definitivamente le speranze di salvezza delle due squadre, nonostante campagne acquisti a dir poco suicide, possiamo analizzare con molta più calma e serenità il lavoro di Castori e Stellone per capire se Carpi e Frosinone saranno solo comparse nella massima serie o potranno dare inizio ad un ciclo positivo.
Tra le due squadre proprio il Frosinone mi sembra quella con più possibilità di aprire una fase della storia vissuta ai piani alti del calcio italiano. Se i ciociari si salvassero dovrebbero necessariamente migliorare la loro squadra, se invece arrivasse la retrocessione il paracadute della Serie A dovrebbe essere abbastanza ampio da permettere una sontuosa campagna acquisti al club del patron Stirpe.
They've made history
Mentre tutti i bambini seguivano affascinati dalle gesta di Ronaldo, Totti o Shevchenko, a Napoli molti ragazzi erano costretti a seguire le gesta dei loro partenopei retrocessi in Serie B, e molto probabilmente si innamorarono di una coppia d'attacco atomica per la serie cadetta.
Stefan Schwoch e Roberto Stellone, personaggi quasi all'opposto con in comune solo il ruolo.
Il primo bolzanino, attaccante che ha visto solo da lontano la Serie A, ma ossessionato dai gol (in serie B ne ha segnati una caterva) e con in testa una criniera da Re Leone e una Barba che anticipava, e di molto, la moda aperta dal centravanti eroe dei social Davide Moscardelli.
Il secondo romano, con pochissimi capelli (e adesso totalmente senza), più seconda punta, non troppo prolifica e dalla spiccata intelligenza tattica.
Ma gli opposti si attraggono, per fortuna dei tifosi napoletani, e arriva una promozione diretta, trascinati dai gol della coppia e dalle prestazioni di giocatori come Massimo Oddo, ovvero un campione del mondo, e di Claudio Bellucci, talento geniale ma discontinuo, che ha Napoli ha comunque lanciato un'onestissima carriera in Serie A tra Bologna e Sampdoria.
Momento nostalgia azzurra. Se avete la lacrima facile non provate nemmeno ad aprire questo video.
Eppure, nonostante la partnership perfetta, il bolzanino viene ceduto subito dopo la promozione, e in maglia azzurra resta solamente Stellone, che giocherà altre due stagioni prima di ritornare al Nord e di arrivare a Torino, dove scriverà la pagina più importante della sua carriera calcistica, anche se non a livello realizzativo, con una tifoseria che ancora oggi lo adora e a cui lui è molto legato.
Prima di ritirarsi, per Stellone arrivano due ultime stagioni da pro, con il Frosinone, che prima guida ad un'insperata salvezza, e poi accompagna mestamente in Lega Pro, concludendo nella sua regione una carriera che lo aveva visto girare letteralmente l'Italia.
Una delle migliori caratteristiche dello Stellone giocatore era la sua intelligenza tattica e il suo essere sempre al passo dei tempi nei movimenti a quello che era lo sviluppo del tempo. Queste caratteristiche Stellone cerca immediatamente di portarla in panchina. Una sola stagione nella Berretti bastano al proprietario dei Leoni Maurizio Stirpe a scegliere Roberto Stellone come l'allenatore che dovrà guidare alla rinascita il calcio nella provincia laziale.
Questa invece è quella volta che Marcel Hirscher è entrato nel corpo di Stellone
Di Mister Stellone e della sua squadra sorprende l'incredibile capacità di apprendimento alle difficoltà del campionato. In Lega Pro la prima stagione è comunque positiva, anche se chiusa al settimo posto nel girone.
Ma è nell'estate 2013 che inizia effettivamente l'operazione "miracolo gialloblu".
Il Girone B di Lega Pro vede per tutto il torneo una sfida al vertice tra il Frosinone e l'agguerritissimo Perugia, squadra chiaramente dotata di una rosa superiore, e il torneo si decide nello scontro diretto.
Stadio Renato Curi di Perugia, ultima giornata della Regular Season, i padroni di casa sono davanti di un solo punto e tutto può ancora decidersi. I Grifoni vengono anche dal drammatico playoff dell'anno precedente, che li aveva visti sconfitti in semifinale dal Pisa, in un percorso che aveva visto la promozione in Serie B del Latina (vedi le casualità della vita, proprio gli acerrimi rivali del Frosinone).
L'atmosfera del Curi è assolutamente bollente, con tribune stracolme che nella nostra terza serie sono un evento quasi sconvolgente, che viene atteso come tutto il mondo sta attendendo la quarta stagione di Sherlock.
Il match è bellissimo, ancora a distanza di un paio di stagioni ricordo quante emozioni aveva portato questa partita, che pure ad un tifoso esterno avrebbe dovuto provocare ben poche palpitazioni.
Un solo gol decide la partita ed è un gioiello di Marco Moscati che dimostra una dose pachidermica di huevos e fa prendere l'ascensore alla squadra umbra, costringendo la squadra di Stellone a farsi l'Empire State Building tutto a piedi, casomai anche con un sacco di pietre sulle spalle.
Diciamoci la verità, l'unica cosa più stronza che esista nel calcio dopo l'immorale e odioso Golden Goal sono i playoff. Aumentano lo spettacolo, ma costringono a mettere a rischio il lavoro di un'intera stagione. Lo stesso vale per il Frosinone, che supera l'ostacolo Salernitana e raggiunge la finale dopo aver eliminato anche il Pisa (ovvero i giustizieri del Perugia nella stagione precedente).
La finale vede il Frosinone contrapporsi a quella che dovrebbe essere la corazzata della Lega Pro, ma che si è sempre infranta sullo scoglio della pressione clamorosa che circonda l'animo leccese, che evidentemente non si è mai completamente ripreso dalla doppia retrocessione (una sul campo più una per il calcioscommesse, tutto nella stessa estate).
Nel mio animo di giovane appassionato di calcio all'epoca incapace di giudicare in maniera seria una partita di calcio (perdonatemi, ma ne è passata di acqua sotto i ponti per la mia capacità di seguire e analizzare lo sport) ero convinto della promozione dei pugliesi
Per questo appena scoperto che il ritorno al Matusa era andato ai supplementari ho immediatamente switchato canale per vedere questi extra time.
Il Matusa letteralmente bollente come l'olio delle patatine fritte del Belgio non può non spaventare, nemmeno gente come Miccoli, che ha calcato palcoscenici come il Da Luz e diciamo che si è divertito molto, può restare immpassibile. Il capitano Frara prima e Viola poi concludono la partita e fanno partire la festa.
Siamo solo all'inizio della scalata del Frosinone, ma nessuno, tranne forse Stellone stesso, lo può sapere o comprendere.
Il doppio salto dalla terza alla prima serie è un evento estremamente raro, che in Italia negli ultimi anni è stato realizzato solamente dal Novara, e sfiorato dal Latina (perché in questa storia tutto ritorna sempre come in un cerchio magico). Eppure a replicare questa impresa è proprio una squadra da cui ci si aspettava oggettivamente molto meno, ma la stagione 2014/2015 della Serie B è stata quanto di più sorprendente sia mai avvenuto nel calcio italiano, con le due celebrate matricole Frosinone e Carpi a dominare la stagione e il Bologna ricchissimo e super favorito ad annaspare, promosso soltanto grazie ad un po' di fortuna nei playoff dopo aver lottato a lungo con l'altrettanto sorprendente Vicenza (ripescato a stagione iniziata) per il ruolo di testa di serie.
Ma ciò che è veramente interessante guardare per analizzare il miracolo di Stellone è la partita simbolo della stagione di Serie A, il manifesto dello Stellonesimo. Parliamo della vittoria casalinga contro l'Empoli, forse il sistema tatticamente più organizzato del nostro campionato.
La prima volta non si scorda mai
Per quanto il precedente pareggio contro la Juve avesse sicuramente esaltato gli animi dello spogliatoio gialloblu, riuscire a disinnescare il sistema empolese (soprattutto all'inizio della stagione, nel momento migliore della squadra toscana) con una squadra dai valori tecnici notevolmente inferiore era sicuramente un'impresa. Stellone ci è riuscito bloccando la fonte principale di gioco degli avversari, sfruttando al meglio le transizioni positive in contropiede e attaccando con continuità nelle zone lasciate più scoperte dalla fase difensiva empolese.
Il primo aspetto su cui soffermarsi era come bloccare le rapidissime verticalizzazioni degli azzurri. Fondamentale la scelta di cercare di ostruire ogni possibile linea di passaggio di Assane Dioussè, in quel caso il regista dell'Empoli, ad eccezione di quelle orizzontali, impedendo quindi a Saponara di ricevere il pallone (nel caso della foto il pallone arriverà a Saponara, ma più per un clamoroso errore del centrocempista che per una cattiva struttura difensiva). Il trequartista ex-Milan è stato limitato in ogni maniera possibile perché bloccare lui significa impedire l'arrivo del pallone agli attaccanti. L'Empoli ha poi superato questo problema con l'avanzare del campionato (nello specifico dalla partita con la Fiorentina) trovando una collocazione stabile nel ruolo di regista per Paredes, vero e proprio gioiello argentino, maestro del gioco a due tocchi, e con l'esplosione di Piotr Zielinski, ma col Frosinone Giampaolo non ha saputo trovare una contromossa adatta.
Marcatura a uomo perfetta, Dioussè sarebbe teoricamente senza linee di passaggio, poi come detto la palla arriverà a Saponara per l'errore difensivo, ma è indubbia l'ottimo schieramento dell'undici gialloblu
E non è riuscito a trovare una soluzione nemmeno per la strepitosa forza sulle fasce dei laziali. Puntare sul gioco sugli esterni è una scelta obbligata quando hai un attaccante di un metro e novantaquattro e ti ritrovi degli avversari che giocano con un 4-3-1-2 che punta tutto sullo sviluppo in verticale e centrale del gioco.
Infatti il numero dei cross del Frosinone doppia quelli dell'Empoli (27/13) ed è qualitativamente migliore rispetto a quello degli avversari (37% cross riusciti contro 15%), mentre avviene esattamente il contrario per il numero dei passaggi, in cui l'Empoli primeggia 419 a 227, con una lunghezza però nettamente maggiore per i leoni, a dimostrazione di come Stellone abbia bloccato alla perfezione il gioco dell'Empoli che fa della lunga verticalizzazione una parte fondamentale del suo gioco.
Questa partita ha mostrato come il Frosinone abbia le qualità tattiche per rimanere nella nostra massima serie, e Stellone ha mostrato tutte le sue capacità.
Guardando alle altre squadre che lottano per la salvezza in questa stagione, come ha fatto Flavio Fusi in questo interessantissimo articolo su l'Ultimo Uomo, il club ciociaro rappresenta una particolare eccezione. Infatti è la squadra più diretta della Serie A, ovvero cerca di raggiungere la porta avversaria con il minor numero di passaggi possibile. Anche per questo nella maggior parte dei match in cui il calcio d'inizio è responsabilità del Frosinone, i giocatori in campo tentano uno schema che sembra uscito dalla NFL, con il difensore centrale/quarterback che lancia la palla lunga per gli attaccanti/wide receiver che teoricamente dovrebbero buttare la palla in rete.
Una buona quantità di tiri prodotti, ma il Frosinone è la squadra che arriva al tiro con il minor numero di passaggi. Un dato estremamente importante.
Il Frosinone ha tutte le qualità per riuscire a costruire un progetto su base pluriennale, per le capacità tattiche del suo allenatore e per un progetto che prevede anche la costruzione di un nuovo stadio, per massimizzare gli incassi.
Inoltre Stellone possiede l'abilità tattica e anche le capacità motivazionali di un grande allenatore ed è il primo esponente di una generazione di giovani e talentuosi allenatori italiani, che hanno in comune (casualmente, o forse no) un passato con le maglie del Napoli: oltre a lui infatti ricordiamo anche Christian Bucchi e Roberto de Zerbi.
Ciò non vuol dire che il Frosinone si salverà facilmente, perché la squadra è la peggiore della serie A per tiri subiti e la rosa sembra inferiore a quella di altre candidate alla salvezza, ma le motivazioni degli uomini di Stellone e la crisi profonda di squadre come Udinese e Palermo sembrano aprire più di uno spiraglio al sogno del club gialloblu di rimanere nel Paradiso del professionismo.