Di solito questo appuntamento bisettimanale è il mio spazio di sfogo per sparare tutte le mie cazzate e frivolezze varie. Oggi voglio iniziare invece donandovi altre cazzate, ma scritte da uno che ne ha dette molte di più nel corso dei suoi lunghi editoriali su Tuttomercatoweb. Avete ben inteso di chi si tratta, o almeno lo spero.
Parliamo di Fabrizio Biasin, giornalista di Libero, che nell'ultimo appuntamento settimanale sul sito di TMW ha inserito le dieci cose che capitano inevitabilmente alla partita di calcetto. Io le riporto integralmente perché meritano.
1) Puoi avere anche nove amici chirurghi, commendatori, re, Berlusconi, Joey Saputo: a fine partita mancherà sempre una quota per il campo.
2) Nell'immaginario popolare il marito dice "vado a calcetto" e in realtà va dall'amante. La verità è che l'amante ha la casa libera perché il marito è andato a giocare a calcetto. In definitiva il calcetto non esiste: esiste solo un clamoroso "effetto domino" di cornuti. Solo che l'uomo in più deve anche tornare col borsone pieno di roba sudata. Il ché non è semplice.
3) Puoi aver blindato le convocazioni da settimane, ma all'ultimo momento ti ritroverai in 9. A quel punto entrerà in scena il famigerato "Portiere volante", figura mitologica esistente solo nei campi di calcetto.
4) Se anche riesci a raggiungere i dieci, uno si farà male entro i primi sette minuti. A volte addirittura al momento del "l'ultimo che tocca la traversa va in porta!", foriero di strappi e elongazioni.
5) I teorizzatori del "giochiamo 2-2". sempre si scontreranno con quelli del "giochiamo 1-2-1". Si perderà molto tempo e comunque si finirà giocando con l'1-3 (perché un pirla che si immola per la causa c'è sempre e sempre urlerà "Oh, tornate cazzo!").
6) Sempre una squadra andrà in vantaggio di molti gol, ma per misteriosi motivi all'ultimo minuto la partita sarà comunque in bilico ("Oh, siamo pari, chi segna ha vinto!". "Ma non eravamo +12 tre minuti fa?". "Muto, ho tenuto io i conti").
7) Nelle partite di calcetto non c'è l'arbitro. Ci si affida al "Oh, fallo!". La mancanza dell'arbitro garantisce dalle due a tre risse a partita causate da falli che altrimenti sarebbero passibili di condanne penali non coperte dall'indulto.
8) Una costante delle partite è il cosiddetto "Venezia", lo stronzo che non la passa mai, già raccontato nel film "Amore, bugie e calcetto" (2008, regia di Luca Lucini). Tutti noi ci auguriamo che mentre il Venezia fallisce l'ennesimo "uno contro tre", a casa la moglie tenga bene il campo in un complicatissimo "tre contro uno".
9) In doccia c'è sempre discreto imbarazzo. Quello degli amici soprannominati "il biscia" o "pitone", soprattutto quello di coloro il cui nomignolo è "Big Jim" o "Marisa". Questi ultimi tendenzialmente fanno la doccia con indosso la mutanda e si distinguono da quelli che proprio non la fanno. Quelli che proprio non la fanno sono dei potenziali "Marisa" che scelgono scientemente di essere etichettati come "Il Puzza".
10) Molti all'occorrenza sfoderano la pomata "che scalda e evita gli infortuni" ("Oh, questa prima delle partite è fenomenale!", "me l'hanno portata dalla Thailandia!", "Volendo t'arrizza anche il pistulino!"). Tu ti fidi, la applichi dove ti serve, senti un caldo bestiale associato a odori misteriosi che rimandano a certe industrie di "dadi per brodo", entri in campo, tiri molto forte, ti fai malissimo, esci dal campo. E sempre uno arriverà dicendoti: "Oh, ho una pomata per gli infortuni fenomenale!", "me l'hanno portata dalla Thailandia!", "volendo t'arrizza anche il pistulino!". I produttori di pomate devono essere persone molto cattive.
Chiunque giochi almeno una volta alla settimana a calcetto ha la certezza che queste sono stupidaggini si, ma con un fondo di verità. Lo stereotipo ad un certo punto viene sostituito dalla realtà.
Forse perché il calcetto nel mondo del maschio-italiano di oggi, è una parte integrante, è sempre di più una società vera e propria, con i suoi regolamenti e le sue norme comportamentali, e quindi in ogni gruppo ci si ritrova in situazioni del genere.
D'altronde ve lo avevo anticipato la scorsa settimana, il calcetto è uno zoo a cielo aperto in cui appaiono tutte le personalità umane in ogni loro sfumatura.
Ecco il racconto di altre due partite del torneo. BAAAAAAAAANNNNNGGG!!!!
Mercoledì 20 Aprile, River Plate_Atletico ma non troppo_2:16
Il calcio è un gioco ma anche un fenomeno sociale. Quando miliardi di persone si preoccupano di un gioco, esso cessa di essere solo un gioco.
(Simon Kuper)
Parliamo di Fabrizio Biasin, giornalista di Libero, che nell'ultimo appuntamento settimanale sul sito di TMW ha inserito le dieci cose che capitano inevitabilmente alla partita di calcetto. Io le riporto integralmente perché meritano.
1) Puoi avere anche nove amici chirurghi, commendatori, re, Berlusconi, Joey Saputo: a fine partita mancherà sempre una quota per il campo.
2) Nell'immaginario popolare il marito dice "vado a calcetto" e in realtà va dall'amante. La verità è che l'amante ha la casa libera perché il marito è andato a giocare a calcetto. In definitiva il calcetto non esiste: esiste solo un clamoroso "effetto domino" di cornuti. Solo che l'uomo in più deve anche tornare col borsone pieno di roba sudata. Il ché non è semplice.
3) Puoi aver blindato le convocazioni da settimane, ma all'ultimo momento ti ritroverai in 9. A quel punto entrerà in scena il famigerato "Portiere volante", figura mitologica esistente solo nei campi di calcetto.
4) Se anche riesci a raggiungere i dieci, uno si farà male entro i primi sette minuti. A volte addirittura al momento del "l'ultimo che tocca la traversa va in porta!", foriero di strappi e elongazioni.
5) I teorizzatori del "giochiamo 2-2". sempre si scontreranno con quelli del "giochiamo 1-2-1". Si perderà molto tempo e comunque si finirà giocando con l'1-3 (perché un pirla che si immola per la causa c'è sempre e sempre urlerà "Oh, tornate cazzo!").
6) Sempre una squadra andrà in vantaggio di molti gol, ma per misteriosi motivi all'ultimo minuto la partita sarà comunque in bilico ("Oh, siamo pari, chi segna ha vinto!". "Ma non eravamo +12 tre minuti fa?". "Muto, ho tenuto io i conti").
7) Nelle partite di calcetto non c'è l'arbitro. Ci si affida al "Oh, fallo!". La mancanza dell'arbitro garantisce dalle due a tre risse a partita causate da falli che altrimenti sarebbero passibili di condanne penali non coperte dall'indulto.
8) Una costante delle partite è il cosiddetto "Venezia", lo stronzo che non la passa mai, già raccontato nel film "Amore, bugie e calcetto" (2008, regia di Luca Lucini). Tutti noi ci auguriamo che mentre il Venezia fallisce l'ennesimo "uno contro tre", a casa la moglie tenga bene il campo in un complicatissimo "tre contro uno".
9) In doccia c'è sempre discreto imbarazzo. Quello degli amici soprannominati "il biscia" o "pitone", soprattutto quello di coloro il cui nomignolo è "Big Jim" o "Marisa". Questi ultimi tendenzialmente fanno la doccia con indosso la mutanda e si distinguono da quelli che proprio non la fanno. Quelli che proprio non la fanno sono dei potenziali "Marisa" che scelgono scientemente di essere etichettati come "Il Puzza".
10) Molti all'occorrenza sfoderano la pomata "che scalda e evita gli infortuni" ("Oh, questa prima delle partite è fenomenale!", "me l'hanno portata dalla Thailandia!", "Volendo t'arrizza anche il pistulino!"). Tu ti fidi, la applichi dove ti serve, senti un caldo bestiale associato a odori misteriosi che rimandano a certe industrie di "dadi per brodo", entri in campo, tiri molto forte, ti fai malissimo, esci dal campo. E sempre uno arriverà dicendoti: "Oh, ho una pomata per gli infortuni fenomenale!", "me l'hanno portata dalla Thailandia!", "volendo t'arrizza anche il pistulino!". I produttori di pomate devono essere persone molto cattive.
Chiunque giochi almeno una volta alla settimana a calcetto ha la certezza che queste sono stupidaggini si, ma con un fondo di verità. Lo stereotipo ad un certo punto viene sostituito dalla realtà.
Forse perché il calcetto nel mondo del maschio-italiano di oggi, è una parte integrante, è sempre di più una società vera e propria, con i suoi regolamenti e le sue norme comportamentali, e quindi in ogni gruppo ci si ritrova in situazioni del genere.
D'altronde ve lo avevo anticipato la scorsa settimana, il calcetto è uno zoo a cielo aperto in cui appaiono tutte le personalità umane in ogni loro sfumatura.
Ecco il racconto di altre due partite del torneo. BAAAAAAAAANNNNNGGG!!!!
Mercoledì 20 Aprile, River Plate_Atletico ma non troppo_2:16
Il calcio è un gioco ma anche un fenomeno sociale. Quando miliardi di persone si preoccupano di un gioco, esso cessa di essere solo un gioco.
(Simon Kuper)
Una volta, non mi ricordo se su in una precedente puntata di LADCARP o parlando con alcuni dei compagni di squadra, avevo avuto occasione di dire che in alcuni casi i nomi delle squadre del torneo rispecchiava in pieno quelli che la componevano e i risultati sul campo. Così la Longobarda era la squadra ultima in classifica e senza punti, e l'Olanda 74 la dominatrice capace di umiliare gli avversari, che sembrano giocare in un'altra epoca.
Gli avversari di questa partita mi hanno fatto ricredere e non poco. Atletico ma non troppo non è affatto un nome che si addice ad un gruppo di ragazzi che correvano il triplo di noi (ok, non ci vuole molto, ma questi correvano più anche sei precedenti avversari) e che può vantare nelle sue fila il vicecapocannoniere del torneo, una macchina da gol dai venticinque polmoni, degno di ogni stima, se non fosse per quel taglio di capelli da topo morto, color azzurro sbiadito da Suicidegirl (poco)convinta.
Alla fin fine la partita scorre tranquilla. C'è solo una nota di colore che è il caso di sottolineare. Il duello all'ultimo (nel senso che non ne è uscito nemmeno un goccio) sangue con l'attaccante avversario (un altro, non l'emo post-punk).
In pratica il tutto inizia a metà del primo tempo, quando il sottoscritto fa la sua discesa in campo, circondato dalle urla di gioia e dagli incoraggiamenti degli innumerevoli tifosi presenti sugli spalti.
Prima azione d'attacco avversaria. Io tento di immolarmi con il mio grandissimo spirito di squadra per salvare la squadra da un gol quasi sicuro, ma sfortuna vuole che le teste mie e dell'avversario si scontrino, generando un buco spazio-temporale che per cinque minuti ha risucchiato la mia anima (infatti in quel periodo stavo girando spaesato per il campo senza una meta) in un universo parallelo in cui Tim Duncan e Kawhi Leonard sorridono allegramente e Montolivo è addirittura un giocatore normalmente veloce. Scioccato da questa visione ho deciso di aver visto troppo, e sono ritornato in partita, vedendo piovere gol da ogni parte, fino a quando, a cinque minuti dalla fine, non mi sono seduto in panchina, convinto che lì sarebbe finita la mia partita.
Se non fosse che l'arbitro opta per fischiarci una punizione da centrocampo nemmeno due minuti dopo la mia uscita dal rettangolo verde (inutile sottolineare che l'uscita è stata accompagnata da una neanche tanto moderata standing ovation), e io non posso certo resistere al fascino del calcio piazzato.
Rientro in campo e mi preparo al calcio. Non ci sono molte soluzioni, o tiro di potenza o tiro forte (anche perché non so fare altro). Il tiro è effettivamente molto forte, se non fosse che colpisce in pieno la barriera, e nello specifico centra la schiena dell'attaccante con cui avevo già avuto in precedenza un incontro ravvicinato. Mi avvicino per chiedergli scusa, ma i suoi compagni mi rispondono "Ma de che scusa, anzi hai fatto bene", il che lascia presupporre esistano delle ruggini tra i componenti dell'Atletico.
Ciò mi fa pensare che in un futuro non troppo lontano potrei avere un futuro come killer professionista. Dovrei pensarci. Ottime prospettive di lavoro e di guadagno. Sicuramente è un'ipotesi fattibile.
Martedì 26 Aprile, Futsal Fantasy_River Plate 11:1
"Niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili"
-Frankie Hi NRG/Quelli che Benpensano
Sono totalmente sparite le nostre possibilità di partecipare ai playoff. Il nostro torneo finirà ufficialmente con le ultime tre gare (inclusa questa).
La sconfitta contro il Futsal Fantasy era altamente prevedibile dal trambusto che ha circondato il gruppo wazzapp della nostra squadra nella settimana antecedente a questa partita. Si, perché sembrava impossibile riuscire a trovare cinque persone per giocare. Fino a tre ore dalla partita il nostro roster per la giornata prevedeva quattro dicasi quattro calciatori.
Con un incredibile colpo di reni troviamo finalmente i due che ci permettono di giocare. Il primo è arrivato a Roma pochi minuti prima della gara. Si trovava infatti a Leicester, dove stava correndo come un pazzo, e arrivato da noi non ha smesso di correre.
Avete capito di chi parliamo no? Stiamo parlando dell'unico e inimitabile N'Golo "Gianna" Kanté.
In realtà non è arrivato nessun centrocampista afro-francese nella nostra squadra. Però c'è da dire che il buon Gianna, già ampiamente celebrato, per il suo stile di gioco ricorda effettivamente la stella delle Foxes. Potremmo quasi definirlo il Kanté bianco.
Direi che l'immagine rende l'idea, no?
Dire che abbiamo giocato male questa partita non è corretto. Abbiamo giocato bene, ma abbiamo pagato ogni singolo errore in maniera forse eccessiva. Avremmo rischiato anche di chiudere senza gol all'attivo se non fosse per una clamorosa (e se dico clamorosa intendo effettivamente clamorosa) papera del portiere avversario, che tenta di stoppare un debolissimo tiro (meglio dire un passaggio diretto verso la porta) di Diego, che trova quindi il modo di accorciare le distanze, già abbastanza larghe a dire la verità.
L'unico trofeo che riesco a portare a casa, e ne avrei fatto volentieri a meno, è un gigantesco livido sul piede destro provocato dalla lunga serie di calcioni presi dall'attaccante di chiara ispirazione stilnovistica avversario, che non perde un'occasione per fare fallo o per far male agli avversari.
La partita per il resto non ha offerto alcuno spunto importante, se non una super prestazione in porta di Mattia, ovvero colui che ha avuto la delirante idea di mettere in piedi 'sto bordello di squadra. Vista l'assenza di Ciccio è infatti lui il nostro portiere, sia per quelle mani Kawhi-esque che si ritrova e sia perché per il compleanno gli ho regalato un paio di guanti da portiere e mannaggialamorte se non li utilizza giuro che gli do gli schiaffi (con le sue mani) a due a due fino a che non diventano dispari.
Non credo ci sia altro da dire, le nostre partite sono estremamente noiose e io ora devo andare, mi aspetta il simpatico Azibo, sciamano in un minuscolo villaggio del sud della Tanzania, che utilizzerà il suo metodo brevettato per proteggere il mio fisico martoriato dal dolore da altri possibili infortuni.